di Francesca Ninfole
I fondi pensione aprono alla possibilità di investire a determinate condizioni nei crediti deteriorati delle banche. «È uno degli investimenti alternativi possibili per fondi pensione e casse professionali», spiega Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, l’associazione per la previdenza complementare, che rappresenta oltre 120 soci tra fondi pensione, organismi con finalità assistenziali e operatori del settore. L’investimento nei crediti deteriorati secondo Corbello è «fattibile, ma va collocato all’interno dell’asset allocation dei fondi e con l’obiettivo dell’ottimizzazione dei rendimenti nella sicurezza che è propria dei fondi pensione». Il presidente di Assoprevidenza chiarisce inoltre che l’investimento «può essere fatto attraverso l’acquisto diretto in quote di fondi, per chi ha le strutture interne per valutare le tipologie di rischio, o in via indiretta inserendo certe forme di investimento nei mandati gestori che vengono conferiti».
Far confluire parte della liquidità dei fondi pensione nel mercato degli npl, in condizione di sicurezza, avrebbe conseguenze positive sia per le banche che per gli stessi fondi. In una fase di tassi bassi o negativi è sempre più difficile ottenere rendimenti. Perciò, anche la previdenza complementare potrebbe trarre beneficio dal settore dei non-performing loan, i cui profitti sono oggi catturati quasi totalmente da operatori esteri (si veda MF-Milano Finanza di ieri). Le decisioni spettano però ai singoli enti. Di certo, gli organi previdenziali non vogliono essere considerati un pozzo cui attingere in caso di necessità. Per questo le casse professionali hanno respinto le pressioni per una loro partecipazione in Atlante. Non è escluso, però, che l’investimento negli npl possa essere considerato conveniente. Inoltre non sempre il rischio dei titoli legati alle sofferenze è alto (per esempio ci sono le tranche senior con la garanzia pubblica Gacs).
Un’altra possibilità è creare un incentivo fiscale (sfumato nell’ultima legge di stabilità). Secondo Corbello, «gli npl possono essere oggetto di investimento a prescindere dal beneficio fiscale», a patto che sia previsto nelle logiche di investimento del fondo. «Se poi ci sono anche ricadute positive per il Paese, ben vengano». Il presidente di Assoprevidenza aggiunge che l’associazione, proprio per contrastare l’attuale scenario di tassi bassi, non ha preclusioni nei confronti degli investimenti alternativi. In Europa i fondi pensione sono in media più prudenti rispetto a quelli americani. Secondo una ricerca di Tower Watson, i 300 più grandi fondi pensione mondiali (che a fine 2014 gestivano in totale 15.400 miliardi di dollari) investono il 42,2% del portafoglio in azioni, il 39,5% in bond e il 18,3% in asset alternativi (private equity, real estate, fondi chiusi alternativi) o liquidità. La quota in investimenti alternativi e cash in Europa (14%) è molto più bassa che in Nordamerica (28,7%). Secondo Corbello, comunque, va considerato che i mercati, oltre che gli approcci e le tradizioni culturali, sono diversi: negli Usa, ad esempio, ci sono strutture e operatori di dimensioni maggiori, che sono di conseguenza più in grado di comprendere il rischio di strumenti complessi. Ciò non toglie che in questa fase storica possa diventare necessario anche in Europa e in Italia un atteggiamento più aperto agli investimenti alternativi ad azioni e bond. (riproduzione riservata)
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