di Anna Messia
Non c’è nessuna fretta. Generali non ha urgenza di decidere quale sarà il futuro della partecipazione in Intesa Sanpaolo arrivata nei giorni scorsi al ridosso del 4,492% e pari oggi al 3,4%. La quota era composta dal 3,04% rilevato venerdì 17, cui si era aggiunto un altro 1,0845%, residuo del vecchio contratto di prestito titoli sul 3,1% che era stato organizzato il 23 gennaio scorso, come rapida mossa difensiva contro un’eventuale scalata di Ca’ de Sass. Il risultato è stato che Generali era arrivata in pochi giorni a essere uno dei principali azionisti delle banca, con il 4,492%. Subito era emersa l’intenzione del Leone di riportarsi al 3,4%, considerando anche piccole partecipazioni detenute da fondi che fanno capo alla compagnia.
Ma ci è voluto qualche giorno per sistemare le cose e ieri è arrivata l’ufficializzazione sulla nuova quota nel capitale di Intesa , pari appunto al 3,4%. Azioni che, a questo punto, venuto meno il rischio di un attacco di Ca’ de Sass dopo che la banca guidata da Carlo Messina ha fatto sapere di non essere più interessata a un’integrazione con la compagnia, potrebbero essere cedute. Ma non sembra esserci nessuna fretta. «La partecipazione in Intesa è un valore. In prospettiva non so che cosa Generali deciderà in merito» ha detto il group ceo di Generali , Philippe Donnet, appunto parlando ieri della quota detenuta nella banca.
«Abbiamo questa partecipazione e vedremo che cosa ne faremo», ha aggiunto il top manager. Di sicuro l’andamento dei titolo e le prospettive di crescita della banca, con la maxi cedola promessa dall’amministratore delegato Messina, non mettono fretta al numero uno del Leone. Il contratto di acquisto delle azioni di Intesa da parte del Leone prevede coperture dal rischio di perdite, se non che il titolo Intesa nei giorni successivi all’annuncio dell’addio a Generali ha registrato importanti rimbalzi come il +5,6% di lunedì 27. Quegli 1,1 miliardi di euro spesi da Trieste per rilevare il 3,01% di Intesa venerdì 17, oggi potrebbero quindi valere ben di più.
Quanto alla comunicazione di Intesa Sanpaolo fatta venerdì scorso dopo la chiusura dei mercati, sulla rinuncia a fare un’offerta sul Leone, Donnet ha chiarito di non essere disposto a fare «commenti su quello che non è mai successo». Quello che importa «sono le prospettive del nostro gruppo», ha aggiunto. «Un gruppo che va benissimo come vedremo il 16 marzo in occasione della presentazione del nostro bilancio 2016». Dopo le inevitabili distrazioni dei giorni scorsi, ora l’obiettivo di Generali resta quindi l’accelerazione sul piano industriale, puntando a rafforzarsi in Europa.
«Come gruppo teniamo a essere internazionali», ha detto ieri Donnet, «perché è molto importante diversificare il rischio. Per noi la diversificazione internazionale è un modo di mitigare il rischio, siamo presenti anche all’estero, in Asia, ma la nostra priorità è l’Europa. Si può fare ancora di più e ancora meglio». Donnet ha quindi ricordato i 500 miliardi investiti, al 95% in Europa, osservando che il gruppo farà di più e meglio «non solo per i nostri clienti, ma per il bene di questa grande e bella idea che è l’Europa».
Ieri sono state annunciate anche novità importanti sul fronte HealthManagement per Generali Italia. La compagnia guidata da Marco Sesana si è aggiudicata la gestione assicurativa del piano sanitario integrativo rivolto ai 90 mila dipendenti e per i dirigenti di Fca e Cnh . In particolare, nell’ambito dell’offerta dei servizi di gestione sinistri malattia per Fasif (Fondo integrativo del Servizio Sanitario Nazionale), Generali si è aggiudicata la gestione assicurativa del piano sanitario per i dipendenti (operai, impiegati e quadri) dei gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Cnh Industrial . L’accordo, siglato il primo gennaio di quest’anno con Fca e Cnh , avrà durata pluriennale e coinvolgerà più di 150 mila persone. (riproduzione riservata)
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