Cosa c’entrano i bitcoin con il futuro dei liberi professionisti? Se si riflette sulla tecnologia sottostante alla criptomoneta, la blockchain, e sulle sue implicazioni, c’entrano eccome. Talmente tanto da poter avere un ruolo importante e di profondo cambiamento, soprattutto nel lavoro di avvocati e notai.
La blockchain è un registro pubblico distribuito, è il libro mastro decentralizzato e crittograficamente sicuro in cui vengono registrate le transazioni bitcoin. Ha una struttura estremamente ordinata, si basa sulla trasparenza, i dati in essa salvati sono disponibili sempre e a chiunque e non sono manipolabili. Questo permette di sviluppare prodotti e servizi migliori, e utili soprattutto al mondo finanziario.
Fra sviluppi più interessanti della tecnologia blockchain, oltre al bitcoin, c’è la possibilità di scambiare diverse forme di proprietà nel mondo digitale attraverso la creazione dei contratti automatici, conosciuti come «smart contract». Stiamo parlando di veri e propri contratti tradotti in codice informatico che si autoeseguono e applicano in automatico le proprie clausole senza interferenze umane. L’obiettivo è quello di arrivare in questo modo a delle transazioni perfette, di cui le controparti non hanno motivo di lamentarsi e quindi di produrre contenzioso futuro.
«A Febbraio 2017 l’EPRS (EUParl) ha pubblicato uno studio su come la tecnologia blockchain può cambiare la nostra vita, indicando possibili soluzioni, toccando argomenti come smart contracts e decentralized autonomous organizations», ricorda Stefano Capaccioli, fondatore del blog Coinlex. «Lo smart contract è un protocollo per computer che facilita, verifica, o fa rispettare la negoziazione o l’esecuzione di un contratto o che evita la necessità di una clausola contrattuale, potendo rendere autonoma una parte contrattuale e sottraendola al controllo della volontà di una o più parti. La rivoluzione può essere dirompente e spetta ai professionisti intercettare l’innovazione diventando protagonisti e non vittime», spiega Capaccioli.
Sarà quindi più un’evoluzione tecnologica che una «rottamazione» quella che coinvolgerà i liberi professionisti interessati dall’avvento degli smart contract, a patto che si facciano trovare preparati a cogliere le nuove opportunità che gli si presenteranno.
Secondo Daniele Minussi, notaio di Lecco, questo tipo di innovazione «non porterà alla rottamazione dei professionisti dell’area forense, ma forse al ridimensionamento della loro rilevanza dal punto di vista numerico». In generale, secondo Minussi, l’effetto degli smart contract potrebbe essere quello di semplificare alcuni rapporti contrattuali che potrebbero essere gestiti in maniera più o meno automatica. Questo può voler dire che «potrebbe esserci un grosso sforzo di standardizzazione di alcuni rapporti contrattuali, per esempio in materia assicurativa, oppure in quella delle locazioni. Questi campi potrebbero conoscere una sorta di standardizzazione magari anche normativa, che potrebbe consentire l’applicazione dei contratti automatici», ha spiegato.
Va anche detto però che gli eventi che si verificano all’interno di un contratto automatico devono essere accertati in maniera incontrovertibile. «Le figure deputate a svolgere questo ruolo sono i cosiddetti «oracoli», ossia autorità, fonti, che vanno comprese nella dinamica degli smart contract e che devono essere investite del compito di accertare se un evento si sia o meno verificato», fa notare Minussi facendo l’esempio della stipula di un contratto di assicurazione che risarcisce nell’ipotesi in cui la vacanza sia stata rovinata dalla pioggia «è chiaro che bisogna avere come fonte oracolare un soggetto in grado di accertarsi se in quella località il giorno X siano intervenute o no precipitazioni atmosferiche».
Per le categorie mentali a cui siamo abituati oggi, non è facile pensare al ruolo di un professionista in chiave di oracolo. L’avvocato infatti è tradizionalmente una figura che tutela un interesse di parte e per questo motivo non sarebbe proprio la figura più adatta a svolgere questo ruolo. Diversa invece la posizione del notaio, che essendo per definizione super partes potrebbe essere più affine a questo tipo di attività.
Ma scendendo dalla teoria alla pratica, è estremamente difficile sistematizzare dei contratti in veste di smart contract, per un semplice motivo: «Per sua natura un contratto automatico postula una contrattazione di massa, cioè di schemi connotati da una certa semplicità, ma soprattutto da una potenziale applicazione massiva, ossia da una standardizzazione spinta», continua Minussi sottolineando che il ruolo del notaio o di un professionista spesso è invece proprio l’opposto, ossia quello di effettuare un’attività di consulenza in una fattispecie non standardizzata ma connotata da sfumature estremamente variegate.
È molto difficile quindi che si arrivi a una sostituzione completa da parte degli smart contract della vasta attività contrattuale che viene ogni giorno svolta in ambito notarile. «Per fortuna questo rischio non c’è, e io direi anche per fortuna. A meno che non si ipotizzi una società fatta di robot che vivono in loculi tutti uguali e che fanno tutti le stesse cose. Auspicare un mondo fatto così fa anche tremare», commenta Minussi. Non è detto però che in certi settori i contratti automatici non possano davvero cambiare le cose.
«L’opportunità c’è, ma forse per pochi professionisti. Un campo in cui gli smart contract potrebbero prendere piede nell’ambito delle contrattazioni massive potrebbe ad esempio essere quello delle compravendite dei biglietti per i parcheggi, oppure della stipula di contratti di assicurazione che riguardano i viaggi o altri eventi standardizzati», fa notare Minussi sottolineando che in questi ambiti potrebbero sicuramente svilupparsi delle attività legali per chi si occuperà di dipanare e strutturare gli smart contract, costruendoli insieme agli informatici. «Sicuramente ci sarà chi si occuperà di queste attività, ma saranno poche persone e in ambiti di professionalità estremamente elevata e limitata. Per il resto, non vedo il settore degli smart contract idoneo a interessare la platea totale dei professionisti dell’area legale, e neanche come un rischio di sostituzione rispetto al mondo professionale attuale che noi conosciamo», conclude il notaio.
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