di Francesca Gerosa
A febbraio sono cresciuti gli impieghi delle banche italiane a famiglie e imprese, mentre a gennaio le sofferenze nette in pancia agli istituti di credito sono scese al minimo di giugno 2014. Secondo il rapporto Abi, le sofferenze al netto delle svalutazioni si sono ridotte a 77,8 miliardi di euro rispetto agli 86,8 miliardi di dicembre 2016.
L’Abi rimarca anche la riduzione di oltre il 12% delle sofferenze nette a gennaio rispetto al picco di 89 miliardi di fine novembre 2015. Mentre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente le sofferenze nette sono diminuite di circa 9 miliardi (-6,9% la variazione annua, in flessione rispetto al +4,8% di fine 2015) e il rapporto sofferenze nette/impieghi totali è sceso al 4,45% (4,89% a dicembre 2016 e 4,64% a gennaio 2016).
“C’è una tendenza significativa alla riduzione del rapporto tra sofferenze nette e impieghi dal picco di 4,91% di fine dicembre 2015”, ha rilevato il vice direttore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, illustrando i dati, sottolineando che questa dinamica è sostenuta anche dai dati dei crediti deteriorati che mostrano “una decelerazione perché entrano meno partite incagliate”.
Per quanto riguarda gli impieghi, i prestiti a famiglie e imprese a febbraio sono cresciuti su base annua del +1,8%, in accelerazione rispetto al +1,5% del mese precedente. A gennaio di quest’anno si è poi confermata la ripresa del mercato dei mutui con una variazione positiva di +1,9% rispetto a gennaio 2016 del totale dei mutui in essere delle famiglie.
Restano molto bassi i tassi sui prestiti, con il dato medio di febbraio che ha ritoccato il minimo storico al 2,85% (2,87% il mese precedente). Anche il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese ha registrato un nuovo minimo storico all’1,45% (1,56% il mese precedente). Tuttavia i tassi di interesse sui mutui sono risultati in leggera risalita a febbraio al 2,13% contro il 2,08% di gennaio, a sua volta in aumento rispetto al 2,02% di dicembre 2016, livello che comunque rappresentava un minimo storico.
Sulla base degli ultimi dati ufficiali relativi a gennaio, ha osservato ancora l’Abi, si conferma la ripresa del mercato dei mutui, inizialmente colta con l’impennata dei nuovi mutui: l’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva del +1,9% rispetto a gennaio 2016, quando già si manifestavano segnali di miglioramento.
Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso: nell’ultimo mese la quota del flusso di finanziamenti a tasso fisso è risultata pari al 78,9% (77,9% il mese precedente, 74,7% a dicembre 2016). Quanto ai depositi a febbraio sono aumentati di oltre 52 miliardi di euro su anno (+3,9%), mentre è calata la raccolta tramite obbligazioni per quasi 60 miliardi (-15,5%) con un calo su base annua del saldo complessivo pari a -0,5% (era -1,3% il mese precedente).
“Il fatto che risalgano i tassi sui mutui è grave, visto che quello che sta facendo la Bce. Positivo, invece, che scendano per le imprese e che salga l’ammontare dei prestiti”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Allarmante, invece, il fatto che diminuisca la raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, per quasi 60 miliardi di euro in un anno”, ha aggiunto, spiegando che “è segno che il risparmiatore, da quando ci sono stati i crac delle quattro banche, non si fida più dei mercati e preferisce mettere i soldi sotto il materasso. Per questo il governo dovrebbe intervenire con provvedimenti specifici, ad esempio vietando la vendita allo sportello di obbligazioni a rischio come le subordinate, come proposto dalla stessa Banca d’Italia”.
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