di Anna Messia
Frena l’utile netto 2016 di Anima Holding ma la cedola che il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea resta ferma a 25 centesimi per azione, stesso importo dell’anno scorso. Per quanto riguarda i risultati presentati ieri dalla società guidata da Marco Carreri, l’utile netto consolidato è stato di 101,2 milioni di euro, rispetto ai 126,9 milioni del 2015. Il dato rappresenta una contrazione del 20% e sconta l’effetto dei maggiori oneri (9 milioni) relativi all’accordo con l’Agenzia delle Entrate comunicato del luglio scorso.
L’anno scorso è stato anche un anno positivo per la raccolta netta che, sebbene in rallentamento rispetto al 2015, è stata positiva per circa 4,6 miliardi. Mentre il totale delle masse gestite alla fine dello scorso anno era di circa 72,7 miliardi, con un aumento del 9% rispetto al 2015. Il dato tiene conto della performance positiva delle masse gestire corrispondenti a una media ponderata, per i fondi comuni, del 2,6%, superiore alla media dell’industria italiana che secondo l’indice Fideuram Generale Fondi è stata del 2,1%.
Per quanto riguarda le commissioni nette di gestione 2016, il risultato è stato di 211,8 milioni, in linea con l’anno prima, mentre i ricavi netti totali si sono attestati a 253,7 milioni rispetto ai 291,2 milioni del 2015. La frenata è da ricondursi interamente al minor contributo delle commissioni di incentivo pari nel 2016 a 20,6 milioni, rispetto ai 57,3 milioni dell’anno precedente.
La capogruppo Anima Holding ha incassato nel 2016 dividendi per 148,1 milioni (113,4 milioni nel 2015) e ha regstrato un utile di 135,8 milioni, rispetto ai 103,7 milioni del 2015.
Anche nel 2016 Anima ha evidenziato una forte capacita di reazione, in un contesto esterno complesso e in rapida evoluzione, lavorando su tre fronti, ha commentato Carreri, “sfruttando nuove opportunità di crescita nel segmento istituzionale”, ma anche contenendo i costi e “ricercando opportunità di crescita esterna per accelerare il salto dimensionale”.
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