di Anna Messia
Quando decise di lasciare Axa ci fu chi disse che la sua unica colpa era di essere troppo vicino all’età del numero uno del gruppo, Henri de Castries. Quasi dieci anni dopo Philippe Donnet si ritrova al vertice di un grande gruppo assicurativo europeo. Non è Axa ma la diretta concorrente italiana, ossia Generali .

Le due compagnie assicurative hanno rapporti «storici e amichevoli», ha dichiarato di recente lo stesso de Castries, che con una battuta, riferendosi proprio alla possibile ascesa di Donnet in Generali , aveva aggiunto che in Axa si formano bravi manager perché è un’ottima scuola. Adesso c’è l’ufficialità: il comitato nomine di Generali venerdì 11 ha proposto le nomina di Donnet a ceo e del cfo Alberto Minali a direttore generale. Tali indicazioni dovranno essere votate dal consiglio di amministrazione del 18 marzo, convocato anche per il via libera al bilancio 2015. In quella sede dovranno essere meglio definite le competenze di Minali nel quadro delle deleghe che gli verranno affidate su investimenti e finanza.
Il quadro insomma è delineato, con il tandem Donnet-Minali chiamato a raggiungere gli obiettivi promessi al mercato dall’ex ceo di Generali Mario Greco (ora al comando di Zurich), che nel piano industriale presentato a Londra lo scorso maggio aveva promesso 5 miliardi di dividendi cumulati fino al 2018.

Donnet del resto non è nuovo alle sfide. La sua carriera assomiglia sorprendentemente a quella del predecessore di de Castries in Axa , quel Claude Bébéar che lo reclutò nel gruppo assicurativo francese nel 1985: lauree all’École Polytechnique e all’Istitut des Actuaireis di Parigi, per poi ricoprire incarichi per Axa in Francia ma anche in Asia, come ceo del Giappone e poi della regione Asia Pacifico. Con un passaggio importante, nel frattempo, anche in Italia; Donnet dal 1999 al 2001 è stato infatti anche amministratore delegato di Axa Assicurazioni, occupandosi della complicata integrazione di quattro società rilevate nella Penisola dalla compagnia francese, ovvero Abbeille e Uap e le loro controllate Centurion e Allsecures. Quando decise di lasciare Axa abbandonò per un po’ le assicurazioni lavorando prima nella società di private equity Wender Investissment a Singapore come managing director dell’area Asia Pacifico e poi partecipando alla fondazione della società di investimenti Hld. I quegli anni i suoi rapporti con il mondo della finanza francese non si sono però mai allentati. Donnet oggi è anche membro del consiglio di sorveglianza di Vivendi , tanto che è stato visto come un manager vicino a Vincent Bolloré, secondo azionista di Mediobanca e socio di riferimento del gruppo francese. Poi l’arrivo nelle Generali , chiamato nel 2013 da Greco per occuparsi, ancora una volta, di una complicata riorganizzazione: la fusione delle compagnie italiane che avrebbe dato vita a Generali Italia. Risultato: nonostante il profondo processo di riorganizzazione, che ha comportato il raggruppamento delle attività sotto tre marchi (Generali , Genertel e Alleanza Assicurazioni) rispetto ai dieci precedenti, proprio l’Italia è stato il motore principale della crescita del gruppo triestino negli ultimi anni, staccando alla capogruppo un dividendo di 900 milioni di euro e garantendo premi e redditività in crescita.
Ora Donnet dovrà raccogliere il testimone di Greco, con il supporto importante di Minali, che ha iniziato la carriera proprio in Generali , nel 1991, lavorando nella branch di Londra e nell’head office come deputy area manager. Poi il passaggi in Ina (come responsabile del corporale finance), Allianz Italia e Eurizon. Fino alla decisione di avviare, come nel caso di Donnet, una propria iniziativa: la sicav Eskatos Capital Management, di cui è stato fondatore e presidente, fino a quando è stato richiamato da Greco come cfo di Generali . Ora i due manager dovranno lavorare in sinergia e replicare a Trieste quel modello che si è rivelato vincente proprio in Axa , dove de Castries ha affidato al numero due Denis Duverne la responsabilità su finanza, strategie e operations. Il tandem a Parigi ha dimostrato di funzionare bene, ora tocca a Trieste. (riproduzione riservata)
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