La resilienza, ovvero la capacità di affrontare positivamente e proattivamente i cambiamenti, deve essere sviluppata anche nella gestione del rischio cyber, ambito che oggi presenta le sfide più insidiose e incerte per qualsiasi tipo di organizzazione. Un rischio molto temuto che, in recenti analisi, si attesta al 3° posto, dopo i rischi legati alla Business Interruption, che possono riguardare la supply chain e i rischi collegati alla volatilità, stagnazione e concorrenza nei mercati in cui le aziende operano.
“La rivoluzione digitale è una realtà che tocca tutti gli aspetti della società attuale: sia le persone, nelle loro azioni private, sia le imprese, nel loro business, sono estremamente dipendenti nella quotidianità dalla tecnologia e da internet – commenta Alessandro De Felice, Presidente di ANRA. La fruizione e la distribuzione di beni e servizi si sviluppano su reti globali, con connessioni sempre più vaste, in un mercato che insieme alla complessità vede crescere anche le esposizioni e i rischi. Parallelamente, si diffondono e sono sempre più facilmente disponibili gli strumenti e le competenze per progettare attacchi informatici fraudolenti. Alcune indagini, condotte di recente dalle più autorevoli aziende multinazionali che si occupano di sicurezza informatica, hanno stimato in 575 miliardi di dollari all’anno il costo complessivo sostenuto dalle aziende a livello globale per gestire attacchi cyber e in 800 milioni le vittime di ‘cyber attack’ a livello globale. Nonostante siano evidenti e conclamati gli effetti potenzialmente disastrosi di rischi quali i danni reputazionali, la perdita o furto di informazioni e l’interruzione dei sistemi informatici, la mancata consapevolezza della complessità della minaccia cyber, le imprese sembrano non comprendere a pieno il problema, e di conseguenza non si tutelano a sufficienza, o disperdono le risorse in protezioni generalizzate e poco mirate a difendere gli asset fondamentali. Per questa ragione va introdotto il tema della Cyber Resilience, ovvero la costante analisi della capacità di resistenza di fronte alle minacce e la tensione nel cercare di recuperare lo status quo precedente all’evento emergenziale, adattandosi alla nuova condizione e trovando eventualmente modalità alternative di comportamento, di operatività e di funzionamento del business ”.
La forte connessione tra il mondo del cyber e della resilienza è emersa chiaramente anche in un altro sondaggio condotto da Marsh in collaborazione con DRII (Disaster Recovery Institute International). I risultati confermano che la resilienza dei sistemi informativi gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di business, e il loro malfunzionamento può avere un impatto importante sulla reputazione aziendale. Del resto gli scenari indicati dai partecipanti tra i più severi e probabili sono tutti legati al mondo informatico: danni alla reputazione causati da una violazione/furto di dati sensibili (impatto 79% – probabilità 79%), malfunzionamento al Data Center IT (59% – 77%), indisponibilità di servizi online a causa di un attacco cyber (58% – 77%).
“La posta in gioco è alta: ne va infatti dell’operatività di un’azienda, ma anche dei suoi risultati e della sua reputazione – aggiunge De Felice. Per questo, diventa ancora più urgente lavorare sulle discrepanze che emergono se si confrontano le risposte di CEO e Risk Manager nel sondaggio effettuato da Marsh: i CEO sovrastimano i livelli di protezione assicurativa dei rischi da loro stessi valutati come più severi: il 28% infatti ritiene di disporre già di una specifica copertura assicurativa contro gli attacchi informatici; il 21% ha affermato di disporre anche di una copertura assicurativa per i danni alla reputazione a seguito di un data breach. Di opinione nettamente diversa sono i risk manager che, solo nel 6% dei casi, ritengono di avere coperture dedicate a questi due rischi.”
Assicurare una protezione totale dai rischi informatici è impossibile, poiché nessun sistema è impenetrabile. Per una difesa efficace bisogna, quindi, saper prevedere una struttura plurifunzionale che potenzi il sistema di risk management aziendale e favorisca lo sviluppo delle capacità di resilienza dell’organizzazione. I membri del CRO Forum, un gruppo di ricerca che riunisce i Chief Risk Officer di molte grandi imprese multinazionali, hanno individuato quattro pilastri su cui una struttura di Cyber Resilience dovrebbe fondarsi:
- Preparazione, ovvero una fase che prevede i seguenti step: individuare gli asset fondamentali dell’impresa, sviluppare la capacità di affrontare diversi livelli di rischio, stabilire un corretto risk appetite, integrare il risk management nella struttura aziendale;
- Protezione, per raggiungere la quale è necessario: garantire l’immediatezza della reazione ad un evento avverso, e fare in modo che sia uno schema solido e ripetibile; condurre attente valutazioni delle minacce, con controlli accurati e azioni investigative nei confronti delle terze parti coinvolte; potenziare la gestione sinistri e promuovere l’educazione e la formazione del personale, se possibile anche con esercizi di simulazione;
- Analisi, promuovendo lo sviluppo e l’aggiornamento continuo delle capacità di monitoraggio e rilevamento di anomalie e minacce;
- Sviluppo, attraverso la creazione di un database completo degli incidenti, una “memoria storica” dell’azienda che sia da supporto all’attività formativa e consenta di affrontare con maggiore esperienza gli accadimenti futuri.
“Le modalità con cui le organizzazioni possono essere colpite sono innumerevoli, motivo per cui è difficile riuscire a prevedere con esattezza l’impatto e i costi – conclude De Felice. Nemmeno le organizzazioni del settore assicurativo, che possono contare su una maggiore conoscenza in materia di protezione, sono esenti da questo rischio, dal momento che utilizzano largamente la tecnologia nell’interazione con i clienti e nella raccolta e custodia di una grande quantità di dati sensibili personali. Chi si occupa di assicurazione ha un ruolo chiave nel processo di sviluppo della resilienza aziendale ai rischi informatici. Esperienza e capacità dovrebbero essere inclusi come parte del prodotto assicurativo proposto, nel tentativo di promuovere le forme di gestione migliori tramite il trasferimento del rischio e i premi assicurativi.”