di Anna Messia
Fin dalla nascita nel 2003 in Assofondipensione non è mai stato facile riunire, nell’interesse dei fondi pensione negoziali, anime tanto diverse tra loro, con i datori di lavoro da una parte, Confindustria in primis, e i tre sindacati, Cgil, Cisl e Uil, dall’altra. Ma da qualche giorno a questa parte l’equilibrio sembra essersi decisamente incrinato con uno scontro aperto, a suon di lettere al vetriolo, del segretario generale, Biagio Ciccone che ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico con una missiva recapitata al presidente Michele Tronconi.
Ciccone, già responsabile nazionale Uiltel/Uil dei fondi pensione è stato nominato circa un anno fa segretario generale dell’associazione e il rapporto con Tronconi, già membro del consiglio direttivo di Confindustria, presidente del Sistema Moda Italia e da maggio 2013 al vertice di Assofondipensione, è parso subito spigoloso. Tra le questioni oggetto di divergenza c’è stata per esempio la decisione di Ciccone di assegnare una consulenza triennale per l’elaborazione di report periodici a un nuovo professionista, scavalcando il Mefop, la società partecipata dal ministero dell’Economia e dagli stessi fondi. Una collaborazione avviata nonostante le indicazioni contrarie del presidente e senza una condivisione collegiale, secondo Tronconi, che ha deciso di portare la questione al consiglio direttivo. Ma le diversità di vedute sono state soprattutto strategiche. Nella sua lettera di dimissioni Ciccone, sostenendo la legittimità a nominare il consulente, ha puntato il dito contro i possibili investimenti dei fondi pensione nell’economia reale, che servirebbero a sostenere le aziende del Paese. Sull’argomento, come noto, è da tempo aperto un confronto tra i fondi pensione e il ministero dell’Economia, che ha chiamato in campo anche la Cassa Depositi e Prestiti e più di recente il Fondo Italiano d’Investimento. L’intenzione è indirizzare una parte dell’ingente patrimonio dei fondi pensione a supporto dalla ripresa economica e dall’altra, l’interesse dei fondi, è di trovare rendimenti appetibili, in un contesto di tassi d’interesse rasoterra. «Per cultura politica diffido di questo tipo d’investimento, ma questa è una mia pecca, lo so», ha scritto Ciccone nella lettera, «non saprei come prendere una decisione in tal senso, soprattutto se penso che a chissà perché le banche non fanno prestiti all’economia reale, pur essendo il loro compito», ha aggiunto facendo emergere la diffidenza dei sindacati sul tema, con la Cgil avrebbe posto il veto all’iniziativa in assenza di una garanzia pubblica. Il tema, a questo punto, è la possibile revisione della governance di Assofondipensione, visto tra l’altro il momento cruciale per il settore, che richiederebbe una rappresentanza quanto più possibile forte e coesa. Finora la presidenza è stata riservata alle parti datoriali, e i tre sindacati si sono divisi la vicepresidenza, la segreteria generale e il coordinamento tecnico. Ma tutti sembrano essere d’accordo sul bisogno di un passo indietro delle parti istitutive a vantaggio dei fondi stessi, almeno sulla carta. (riproduzione riservata)
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