di Luca Gualtieri
Per le banche popolari è suonata la chiamata alle armi. Con la conversione del dl Renzi-Padoan la trasformazione in spa è diventata una certezza per i principali istituti cooperativi. E così da martedì sera la priorità non è più modificare la normativa, ma renderne l’applicazione meno traumatica possibile.
Un obiettivo che per molti istituti significa anche garantirsi l’autonomia. Non è un caso che proprio ieri sui mercati circolassero indiscrezioni su un interesse delle francesi Bnp Paribas e Crédit Agricole per alcuni istituti interessati dal provvedimento. È probabile che si tratti soltanto di illazioni o di rumor messi in giro ad arte per alimentare le polemiche contro il governo, anche se è indubbio che grandi gruppi esteri stiano studiando i dossier di alcune banche popolari. In ogni caso oggi la priorità per gli amministratori è soprattutto quella di stabilizzare la governance, raccogliendo gli azionisti forti attorno a noccioli duri il più possibile stabili nel tempo. Un’operazione che potrebbe procedere in parallelo con l’individuazione di partner con cui convolare a nozze durante o subito dopo la trasformazione in società per azioni. Una governance stabile potrebbe infatti rivelarsi doppiamente vantaggiosa per gli attuali amministratori delle popolari. Se infatti da un lato patti di voto o di blocco delle quote potrebbero sbarrare la strada agli eventuali scalatori, dall’altra parte una base di azionisti amici potrebbe favorire soluzioni di continuità al vertice.
Nella maggior parte degli istituti infatti la trasformazione in spa sarà accompagnata dalla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, con conseguenze potenzialmente assai destabilizzanti per i gruppi di potere che hanno finora guidato le popolari. Con l’abolizione del sistema del voto capitario e senza una salda presa sui grandi azionisti, gli attuali gruppi dirigenti rischiano insomma di essere spazzati via. Per ovviare a questi rischi le grandi manovre sarebbero già iniziate soprattutto nelle popolari di dimensioni maggiori. I contatti tra i grandi soci sarebbero in corso già da qualche settimana e interesserebbero principalmente imprenditori, grandi famiglie, dipendenti, ex dipendenti, soggetti finanziari e qualche fondazione di origine bancaria come la Cariverona (sul Banco Popolare) o l’Ente Banco di Sardegna(per la Bper). L’obiettivo sarebbe allargare la compagine fino al 15-20% del capitale degli istituti in modo da creare una stabile maggioranza relativa in grado di pilotare la governance almeno nel biennio di transizione. Proprio in queste settimane, al contrario, molte di esse avrebbero avviato incontri, presentazioni e roadshow rivolti ai soci di capitale per sensibilizzarli sugli effetti della trasformazione e tastare il terreno in vista di eventuali alleanze. Un test importante potrebbe essere rappresentato dalle imminenti assemblee di bilancio, nel corso delle quali alcune di queste iniziative potrebbero essere presentate ufficialmente al corpo sociale e al mercato. In alternativa a un vero e proprio patto di sindacato, inoltre, qualche istituto potrebbe ricorrere a uno scorporo, separando l’azienda bancaria quotata dalla cooperativa e permettendo a quest’ultima di mantenere la maggioranza relativa della spa. Si tratterebbe di qualcosa di simile a quanto previsto dalla legge Amato per le ex casse di risparmio, un modello sul quale tra le altre sta ragionando la Popolare di Vicenza.
La palla insomma è passata dalle istituzioni alle singole banche. Dopo il voto del Senato di martedì sera, è infatti assai improbabile che la tabella di marcia subisca variazioni. Da un lato Assopopolari (che potrebbe riunire i propri organi direttivi all’inizio della prossima settimana) non è titolata per prendere iniziative legali quali il ricorso alla Corte Costituzionale, dall’altro non si ha al momento notizia di istituti, comitati o singoli soci intenzionati a muoversi in tale direzione. Semmai, oggi tutta l’attenzione è concentrata sulle assemblee di aprile nel corso delle quali, come detto, potrebbero arrivare importanti anticipazioni sulle strategie dei vari istituti. (riproduzione riservata)