di Mauro Romano
Il Comune di Roma mette mano alla partecipate e dismette. Si tratta di un primo intervento che dovrebbe avere un seguito già a giugno. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha presentato ieri il piano di riordino con il quale si prevede di risparmiare 150 milioni di euro. La delibera propedeutica al bilancio 2015, approvata lunedì sera, dà il via libera alle cessioni di sette partecipazioni minori.
La lista delle società include alcuni pezzi di prestigio come Acea -Ato2, Aeroporti di Roma e Centrale del Latte. Le altre società coinvolte sono Car, Cif, Bcc ed Eur spa, sebbene per quest’ultima, di cui il Comune ha il 10%, «si dovrà prima ristrutturare il debito e portare a compimento gli investimenti completando in primo luogo la Nuvola di Fuksas». Diverso il discorso per Adir, che assieme a Farmacap è una delle note dolenti a Palazzo Senatorio. Per le Assicurazioni di Roma è infatti previsto lo scioglimento e la messa in liquidazione. L’assessore al Bilancio Silvia Scozzese ha sottolineato la «possibilità di reperire sul mercato le stesse polizze a un prezzo molto inferiore, con un risparmio di 11-12 milioni l’anno». Per Farmacap si va invece verso la trasformazione in spa a maggioranza pubblica, accompagnata dalla nomina di un commissario liquidatore entro il 31 maggio. Il Campidoglio mantiene invece le azioni di Investimenti spa, «in attesa di sviluppi societari». Così come restano sotto il Campidoglio le Biblioteche di Roma, in quanto servizio pubblico, ma con un piano di razionalizzazione. «Il Comune deve fare il Comune», ha detto il sindaco, «deve riparare strade, aumentare gli asili nido, il numero dei tram e completare la metro C». Un primo apprezzamento per il riordino avviato dall’amministrazione capitolina è arrivato dal presidente di Unindustria Maurizio Stirpe. Si tratta di «un buon inizio», ha detto il numero uno degli imprenditori laziali, «una volta valutato il buon esito, si potranno prendere in considerazione successivamente, in un periodo di medio termine, anche le privatizzazioni e liberalizzazioni di aziende di maggiori dimensioni». (riproduzione riservata)