Nel risarcimento del danno da invalidità personale, l’accertamento di postumi, incidenti con una certa entità sulla capacità lavorativa specifica, non comporta automaticamente l’obbligo del danneggiante di risarcire il pregiudizio patrimoniale conseguente alla riduzione della capacità di guadagno derivante dalla diminuzione della predetta capacità e, quindi, di produzione di reddito, occorrendo, invece, ai fini della risarcibilità di un siffatto danno patrimoniale, la concreta dimostrazione che la riduzione della capacità lavorativa si sia tradotta in un effettivo pregiudizio economico.
La prova del danno grava sul soggetto che chiede il risarcimento e può essere anche presuntiva, purché sia certa la riduzione della capacità di guadagno.
Invero, compete al danneggiato l’onere di dimostrare in quale misura la menomazione fisica abbia inciso sulla capacità lavorativa specifica -e questa, a sua volta, sulla capacità di guadagno-, provando altresì, di svolgere un’attività produttiva di reddito e di non aver mantenuto dopo l’infortunio una capacità generica di attendere ad altri lavori confacenti alle sue attitudini personali.
E ciò, in quanto solo nell’ipotesi in cui, in forza di detti complessivi elementi di giudizio, risulti una riduzione della capacità di guadagno e, in forza di questa, del reddito effettivamente percepito, tale ultima diminuzione è risarcibile sotto il profilo del lucro cessante.
Occorrono, quindi, la dimostrazione che il soggetto leso svolgesse un’attività lavorativa produttiva di reddito, nonché la prova della mancanza di persistenza, dopo l’infortunio, di una capacità generica di attendere ad altri lavori, confacenti alle attitudini e condizioni personali ed ambientali dell’infortunato, ed altrimenti idonei alla produzione di altre fonti di reddito, in luogo di quelle perse o ridotte.
Corte di Cassazione, sez. III Civile, 27 novembre 2014 n. 25211