Sono partiti gli acquisti di titoli di stato da parte della Bce. L’avvio del quantitative easing è stato dato ieri mattina con un messaggio su Twitter. Secondo gli operatori, la manovra ha coinvolto subito il grosso del mercato: emissioni di Germania, Francia, Italia e Belgio.
L’ammontare dell’intervento era stato già prestabilito in 60 miliardi di euro al mese.
Per avere i primi dati ufficiali servirà qualche giorno.
Ogni martedì, la Bce fornirà il totale dei titoli rilevati la settimana precedente. Mentre mese per mese pubblicherà anche il resoconto stato per stato delle emissioni accumulate in portafoglio.
L’obiettivo è aumentare domanda e liquidità nell’economia reale, a beneficio di imprese e famiglie. Questo dovrebbe favorire una risalita dell’inflazione, che da mesi è bassa. Scarse reazioni si sono avute ieri sui mercati azionari e obbligazionari, dove l’intervento era già scontato nei prezzi, mentre sui cambi l’euro ha segnato nuovi minimi da 11 anni sul dollaro.
Secondo uno strategist, «l’ammontare è ancora marginale e non ha un impatto significativo sull’obbligazionario. La Banca centrale acquisterà 60 mld euro di asset al mese, ma di questi solo 45 mld sono di bond. Il tutto, diviso per 30 giorni, rende le quantità ancora poco singificativa». Gli acquisti verranno estesi mano a mano anche agli altri paesi.
Intanto ieri Bankitalia ha comunicato che «i titoli di stato italiani che saranno acquistati dalla Banca d’Italia ammonteranno a circa 130 miliardi; includendo le operazioni della Bce, gli acquisti complessivi di titoli pubblici del nostro paese saliranno a circa 150 miliardi».
Gli acquisti totali determineranno «entro il settembre del 2016 una crescita del bilancio della Banca d’Italia dell’ordine del 30% rispetto al dicembre del 2014». Il programma di acquisto di titoli di stato «amplierà la dimensione del bilancio della Banca d’Italia, ma non muterà in misura significativa la natura dei rischi cui essa è esposta», ha precisato l’istituto guidato dal governatore, Ignazio Visco. «I rischi di mercato potrebbero materializzarsi nel caso in cui i titoli dovessero essere venduti prima della scadenza a prezzi inferiori rispetto a quelli di iscrizione in bilancio».
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