Banca Carige , secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza avrebbe incassato ieri, in tarda serata, il via libera della Banca centrale europea (Bce) al capital plan che nella sua prima stesura prevedeva un aumento di capitale garantito per 650 milioni (importo poi alzato a 700) da un consorzio di banche capitanato da Mediobanca , più la cessione di Creditis, la società di credito al consumo,, e della Cesare Ponti (mentre il polo assicurativo è già stato ceduto ad Apollo Management).
L’istituto presieduto da Cesare Castelbarco Albani ha già convocato il consiglio di amministrazione per giovedì 19 con l’obiettivo di deliberare l’aumento di capitale che dovrebbe ora essere ancora più importante dei 700 milioni stabiliti e compreso in un range di 800-900 milioni. L’Eurotower avrebbe indicato soltanto i parametri in cui l’aumento dovrebbe tenersi, lasciando margini di discrezionalità alla banca. L’arrivo del via libera della Banca centrale europea al capital plan è giunto in tempo utile per portare l’aumento di capitale nell’assemblea del 23 aprile, in cui verrà anche approvato il bilancio d’esercizio.
La riunione del board di Carige andrebbe di pari passo con quella della Fondazione azionista, convocata venerdì 20 per dibattere, in un primo momento, di temi di ordinaria gestione: sul tavolo ci sarebbero alcune questioni in sospeso con la Regione Liguria alla quale l’ente potrebbe rivolgersi per fare cassa.
La coincidenza delle tempistiche fa però pensare che il board possa discutere anche di questioni più strategiche (l’ente ha stretto un patto parasociale con Malacalza, diventato il primo socio dell’istituto, davanti ai francesi di Bpce).
Banca Carige , come anticipato da MF-Dow-Jones, potrebbe aver fatto dietrofront sulla vendita della Cesare Ponti perché l’operazione (l’istituto ha già ricevuto quattro offerte) avrebbe comunque un impatto minimo sul capitale. E proprio questa potrebbe essere una delle modifiche apportate al capital plan, anche in vista di decisioni strategiche da assumere con il nuovo socio forte. La banca guidata dall’amministratore delegato Piero Montani dovrà misurarsi a breve anche sul nuovo piano industriale 2015-2019. Lo stesso ad parlando recentemente con gli analisti aveva accennato alla messa a punto del nuovo piano industriale 2015-2019 che, rispetto al vecchio piano 2014-2018 presentato nel marzo 2014, conterrà variabili patrimoniali diverse (visto che il piano precedente non prevedeva l’aumento di capitale) e rivedrà al ribasso le previsioni di crescita. La parola d’ordine del nuovo piano sarà redditività, obiettivo da raggiungere anche attraverso un taglio dei costi. A tale proposito sono partite le prime valutazioni interne, che hanno interessato anche la divisione infrastrutture Information and communication technology (Ict). Sono partite indagini conoscitive su un possibile interesse dell’attività sul mercato e cinque società hanno manifestato seppur informalmente il loro interessamento. Alcuni punti del piano invece sono stati avviati e confermati. Si tratta del modello di rete chiamato hub&spoke, delle già citate cessioni e di alcune attività per la messa in sicurezza della banca. Sarà inoltre mantenuta l’attuale struttura bancaria, con le filiali extra-Liguria raggruppate in Carige Italia. (riproduzione riservata)