Il mercato ha accolto con favore l’annuncio della nomina di Tidjane Thiam a nuovo ceo del Credit Suisse in sostituzione di Brady Dougan. Il titolo della seconda banca elvetica ha chiuso la seduta con un progresso del 7,76% a 25 franchi svizzeri, dopo avere segnato un rialzo superiore all’8% in apertura, quale tangibile segnale dell’ottimismo con cui gli investitori hanno accolto la nuova nomina.
Thiam, 52 anni, doppia cittadinanza (quella della natia Costa d’Avorio e quella della Francia dove ha studiato) è attualmente ceo di Prudential. Quando a giugno prenderà le redini del Credit Suisse erediterà dal suo predecessore una nutrita gamma di sfide. La banca, pur avendo superato la crisi finanziaria meglio del suo maggiore concorrente svizzero Ubs, che ha dovuto ricorrere ad aiuti pubblici, negli ultimi tre anni ha perso terreno e i suoi titoli hanno sottoperformato del 30% quelli di Ubs. Negli ultimi anni il gruppo non è riuscito a centrare molti dei suoi obiettivi. Il suo roe era del 4,4% nel 2014 (dal 5,7% del 2013) contro il 15% del target sul medio termine. Thiam dovrà lavorare a una ristrutturazione della divisione investment banking, dove alcuni settori, soprattutto quello del trading, un tempo assai redditizi, a causa delle regolamentazioni post-crisi sono diventati fonti di perdite. La divisione ha segnato una perdita di 265 milioni nel quarto trimestre, ma ha chiuso l’esercizio con un utile di 1,8 miliardi nell’esercizio. Dougan ha cercato di alleggerirla in vari modi, ma non ha mai varato piani drastici come quelli realizzati da Ubs, Rbs o Barclays. Dougan, manager americano nominato ceo nel 2007, è stato a lungo considerato una sorta di sopravvissuto alla grande crisi che ha colpito il settore finanziario globale anche perché è uno dei pochissimi rimasti al timone di una grande banca sia durante che dopo il periodo di forti turbolenze scatenate dai mutui subprime prima e poi dal fallimento di Lehman Brothers. (riproduzione riservata)