di Roberta Castellarin e Paola Valentini
Le gestioni separate delle polizze vita continuano a marciare a un ritmo regolare. Nel 2014 infatti il rendimento medio lordo delle gestioni separate è stato del 3,7%. Un risultato in linea con quello degli anni precedenti, quando la performance media si è attestata attorvno al 4% e che spicca in una fase di tassi ai minimi. È quanto emerge dall’analisi di MF-Milano Finanza, che ha raccolto i dati di più di 300 gestioni separate di polizze vita di ramo I, che chiudono il bilancio annuale dal 30 settembre al 31 dicembre 2014.
Tra queste ci sono anche alcune linee che hanno superato il 6%. Come Europa di Cattolica Assicurazioni , che ha messo a segno un rendimento del 6,97%, seguita dalla Reale di Reale Mutua Assicurazioni, con un +6,57%. Peraltro Reale Mutua ricorda che «i rendimenti attributi per il 2015 alle polizze legate ai fondi Reale Uno e Speciale di Reale Mutua sono aumentati rispettivamente di ulteriori 36 e 25 punti base, grazie all’istituto dei Benefici di Mutualità, peculiarità unica sul mercato, di cui godono i nostri assicurati, che nella nostra società mutua sono anche soci. Per quanto riguarda il 2015, è stato stanziato, sotto forma di Benefici di Mutualità, un importo di circa 10,6 milioni, dei quali 5 milioni per i prodotti dei rami vita. Inoltre, anche le controllate Italiana Assicurazioni e Reale Seguros Generales hanno destinato ai loro clienti, per il 2015, provvedimenti per un ammontare di ulteriori 2 milioni circa».
Certo questi sono rendimenti lordi, dal momento che al sottoscrittore viene girata una quota attorno all’80%.
In media nell’ultimo quinquennio il rendimento retrocesso al cliente al netto di costi e imposte ha superato il 2%, pari al 3,9% lordo. Una performance comunque interessante se paragonata al Btp e all’inflazione. La protezione dagli alti e bassi dei mercati è dovuta al fatto che i titoli nel portafoglio delle gestioni separate sono valorizzati al costo storico e non al valore di mercato. Ma proprio la riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato renderà sempre più complicato arrivare a questi risultati in futuro. Infatti le gestioni collegate alle polizze vita tradizionali presentano una composizione degli investimenti piuttosto prudenziale, incentrata su titoli a reddito fisso, in buona parte titoli di Stato italiani. Per questi prodotti i proventi ottenuti dall’attività di investimento, rispetto al valore della giacenza media dei titoli presenti nelle gestioni, determina il rendimento lordo, che viene attribuito ai contratti dopo aver dedotto una quota dello stesso a titolo di commissione. Grazie alle loro peculiarità le gestioni assicurative delle polizze tradizionali riescono a fornire rendimenti molto stabili, con una volatilità decisamente bassa, e pertanto a neutralizzare il rischio di entrare o uscire dall’investimento in un momento sfavorevole, caratteristica molto apprezzata dai risparmiatori poco propensi ai rischi di oscillazione dell’investimento tipici delle altre gestioni.
Si tratta per di più di guadagni che si consolidano anno per anno, e la compagnia assicura un rendimento minimo garantito o comunque qualche forma di protezione del capitale. Non a caso le compagnie, soggette a requisiti patrimoniali sempre più stringenti a fronte di queste polizze, si stanno dirigendo più verso formule legate alle unit linked, che non offrono rendimenti minimi garantiti.
Risolto il rebus investimenti. In una fase in cui il 52% dei titoli di Stato rende meno dell’1% e su 7.300 miliardi di titoli governativi i rendimenti sono negativi, fare provvista di bond che garantiscano buoni rendimenti nel tempo non è facile. Mano a mano che vanno in scadenza i titoli acquistati in passato, sostituirli non è un’impresa semplice.
Resta però il fatto che con contratti di ramo I il Fisco è più leggero, perché sono esenti dall’imposta di bollo, la mini-patrimoniale che grava con un’aliquota dello 0,2% su tutti gli strumenti finanziari tranne appunto le gestioni separate oltre che i fondi pensione, le polizze sanitarie e i buoni fruttiferi postali sotto i 5 mila euro. Non solo. Le gestioni separate investono buona parte dei portafogli in titoli di Stato che sono soggetti all’imposta sul capital gain non con l’aliquota ordinaria del 26%, ma con quella ridotta del 12,5%. Inoltre le polizze vita sono esenti dall’imposta di successione e non rientrano nell’asse ereditario. Altro punto di forza è la non pignorabilità e la non sequestrabilità dei capitali. Senza dimenticare che la tassazione dei capital gain delle polizze vita è differita al momento del disinvestimento. Inoltre nel caso morte finora le plusvalenze sono rimaste escluse da prelievi fiscali.
Ma con la legge di Stabilità 2015 dal 1° gennaio di quest’anno è scattato il prelievo del 26% e l’esenzione riguarderà soltanto il maggior capitale corrisposto a copertura del rischio demografico. Come rovescio della medaglia le polizze tradizionali presentano costi iniziali che possono essere salati. Altro punto da considerare è il riscatto prima della scadenza, che può essere penalizzante soprattutto se richiesto durante i primi anni del contratto. (riproduzione riservata)