di Anna Messia e Andrea Montanari
Entra nel vivo l’operazione di privatizzazione di Poste Italiane. Dopo che venerdì scorso l’Agcom ha dato il via alla pubblica consultazione di due documenti di riforma del servizio di recapito, fondamentali per arginare le perdite che Poste accusa sul fronte della corrispondenza, si aprono altri due giorni caldi. Oggi, sempre in tema di servizi postali, è previsto un incontro decisivo al ministero dell’Economia, con il ministero dello Sviluppo Economico e l’Agcom per la definizione del nuovo contratto di programma, che a brevissimo dovrà poi essere recapitato a Bruxelles. L’importo che le Poste dovranno incassare dallo Stato nei prossimi anni per il contributo al servizio universale è già stato fissato in 262,2 milioni, ma nel documento che dovrà essere recapitato all’Ue ci sono dettagli importanti, primo tra tutti i parametri per la verifica dell’onere.
Domani invece è in agenda un altro appuntamento importantissimo per l’amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, che incontrerà gli advisor dell’operazione per fissare la tabella di marcia dell’ipo per il collocamento in borsa del 40% dell’azienda entro la fine dell’anno. Gli advisor sono Lazard (per il Tesoro) e di Rothschild (per conto della società). La forchetta per la valorizzazione dell’azienda ventilata dal ministero dell’Economia resta per ora molto ampia, compresa tra i 6 e gli 11 miliardi di euro, e bisognerà iniziare a lavorare per dare concretezza a questi numeri, anche se le incognite restano molte. Per l’approvazione dei documenti che hanno ricevuto il via libera dal consiglio dell’Agcom (e la cui diffusione al pubblico è attesa nei prossimi giorni) ci vorrà circa un mese. L’authority per le comunicazioni sembra aver accolto buona parte delle richieste del gruppo controllato dal ministero dell’Economia, ma bisogna ancora leggere le carte e attendere la fine delle consultazioni. (riproduzione riservata)