I fondi flessibili sono la carta giocata da molte società di gestione per navigare nell’attuale situazione di mercato, puntando a dare rendimenti relativamente interessanti e stabili all’investitore. L’idea è quella di dare mani libere al gestore affinché trovi fonti di rendimento tenendo sotto controllo i rischi. I prodotti di punta in questa fase sembrano essere due: i fondi multi asset e gli uncostrained bond fund. I primi rappresentano una forma di bilanciati di nuova generazione, che spaziano tra azioni, bond e altre classi di attivo. D’altra parte proprio la macro-classe di bilanciati è stata quella che nel 2014 ha raccolto di più in Europa. «L’anno scorso sarà ricordato come quello dei bilanciati, che hanno registrato 136,19 miliardi di euro flussi netti», segnala Morningstar nell’ultimo report sui flussi dei fondi in Europa. E sempre un’analisi Morningstar sulle categorie di fondi bilanciati globali rivela che negli ultimi 15 anni gli investitori che hanno scelto un’allocazione delle risorse più prudente hanno registrato rendimenti corretti per il rischio migliori rispetto a chi è stato aggressivo (per un approfondimento su questo tema e sulle performance dei fondi venduti in Italia si veda a pagina 47). D’altronde l’avversione al rischio rimane una caratteristica degli investitori italiani, come emerge dall’ultimo sondaggio Global Investor Pulse di BlackRock. Il 68% del campione (2 mila interviste) non è disposto a correre alcun rischio con il proprio denaro, rispetto a una media europea del 59%. Solo il 25% è interessato a ricercare maggiori guadagni rischiando un po’ di più. Per chi invece vuole restare nel reddito fisso il prodotto del momento, come accennato, è rappresentato dagli uncostrained bond fund; sono degli absolute return di nuova generazione che puntano su strategie di investimento non tradizionali, che continuino a generare rendimento ma tengono sotto controllo i rischi. Oggi le strategie tradizionali che replicano gli indici obbligazionari sono soggette a un notevole rischio di tasso, elemento da non sottovalutare dopo decenni di riduzione dei rendimenti dei bond. Questo non vuol dire che non ci sia più modo di guadagnare con i bond, ma che un mix di giusta asset allocation, selezione di titoli e nuove tecniche di gestione sarà la strada principale, se non l’unica, per estrarre ancora valore da questa asset class. «Considerando l’attuale combinazione di bassi tassi d’interesse da un lato e costante ricerca di rendimenti più elevati da parte degli investitori dall’altro, la gestione attiva è oggi più importante che mai», spiega Andreas Utermann, global chief investment officer e co-head di Allianz Global Investors. Da qui il successo registrato negli Stati Uniti dagli unconstrained bond fund, fondi slegati da benchmark o da specializzazione settoriale. «Queste strategie sono caratterizzate dalla mancanza di restrizioni agli investimenti, almeno entro i confini di un asset class», aggiunge Utermann. «Spesso non ci sono benchmark e restrizioni per quanto riguarda dimensioni, settori o aree geografiche Le strategie senza restrizioni spesso consentono ai gestori di fondi non solo di avere posizioni lunghe, ma anche brevi. C’è da dire che molte di queste strategie non possono staccarsi completamente dagli sviluppi di mercato nei rispettivi comparti». Da notare che è sceso nell’arena degli unconstrained fund anche Bill Gross, gestore obbligazionario di fama internazionale, che a fine settembre del 2014 ha lasciato Pimco per entrare a far parte di Janus Capital Group. Gross ha preso la gestione del comparto Janus Global Unconstrained Bond Fund, fondo obbligazionario lanciato dalla società. Certo, scegliere questi prodotti di fatto si traduce in una scommessa sull’abilità del gestore di muoversi senza alcun vincolo nell’universo del reddito fisso. È bene quindi valutare con attenzione profilo e risultati del money manager prima di dargli carta bianca. (riproduzione riservata)