di Claudia Cervini
Il patto parasociale tra Fondazione Carige , oggi azionista della banca al 4,6%, e Malacalza Investimenti, da domenica primo azionista dell’istituto al 10,5%, è già realtà. Il contratto preliminare che permetterà all’ente ligure di mantenere un piccolo peso nella governance della banca è pronto, è stato approvato dalle due parti e diverrà operativo non appena riceverà il via libera del Mef e della Banca d’Italia.
Ma già emergono i primi dettagli. Intanto ieri il cda della banca ligure ha approvato il progetto di bilancio 2014, ha convocato l’assemblea degli azionisti il 23 aprile e ha verificato i requisiti di indipendenza dei consiglieri di amministrazione. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il patto sarà valido fino a che l’ente ligure deterrà lo 0,3% delle quote della banca: si tratta quindi di una liaison di lungo respiro che non prevede scadenze e rinnovi a breve termine; non si tratterebbe di un patto di blocco delle quote, ma di un’alleanza di voto in assemblea e in cda per la condivisione degli obiettivi e delle strategie da applicare. Secondo lo statuto di Banca Carige gli azionisti esprimono consiglieri in cda in base alla quota detenuta nell’istituto. La fondazione (prima azionista col 49% e scesa successivamente al 19%) esprimeva sette consiglieri; ora che i giochi sono cambiati Malacalza col suo 10,5% dovrebbe indicare quattro consiglieri, uno di questi sarà nominato dalla fondazione e fungerà da uomo di collegamento tra l’ente e la banca, proprio in virtù del patto parasociale.
D’altronde, lo stesso presidente della Fondazione, Paolo Momigliano, all’indomani del deal raggiunto con Malacalza sottolineava «l’impegno delle parti a consultarsi preventivamente su decisioni di rilevanza strategica». Malacalza nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di salire fino al 26%; se così fosse le proporzioni in consiglio cambierebbero. Il patto potrà anche essere aperto a nuovi azionisti della banca. Chi potrebbe tornare in gioco a questo punto? «Per Banca Bpce (attualmente azionista diCarige al 9,9%, ndr) la partecipazione detenuta nell’istituto ligure non è strategica», spiega a MF-Milano Finanza un portavoce. «Stiamo valutando se partecipare all’aumento di capitale: la decisione non è ancora stata presa visto che non conosciamo ancora le condizioni dell’aumento e anche in virtù del fatto che manca il via libera della Bce al piano di ricapitalizzazione». La banca francese non ha quindi intenzione di aumentare la quota detenuta, anzi.
Potrebbe forse scendere ulteriormente. Lo stesso Andrea Bonomi, che si era fatto avanti per acquistare le quote della fondazione, al momento sta alla finestra e non starebbe pensando a un ritorno di fiamma.
Il cda della banca ieri è tornato a riunirsi. L’istituto ha posticipato l’assemblea degli azionisti: data importante perché oltre all’approvazione del bilancio, sarà discusso anche l’aumento di capitale garantito per 700 milioni (sempre che il disco verde della Bce al capital plan giunga in tempi utili). Carige , approvando il bilancio consolidato del gruppo al 31 dicembre 2014, conferma i risultati preliminari con perdita pari a 543,6 milioni anche a causa delle pesanti rettifiche: 290 milioni derivanti dal pieno recepimento dell’esito dell’esercizio Aqr e altri 290 milioni di componenti non ricorrenti, e common equity tier 1 all’8,4%. A seguito di verifiche sono risultati pienamente indipendenti i consiglieri Jérome Gaston Raymond Bonnet, Evelina Christillin, Lorenzo Cuocolo, Philippe Marie Michel Garsuault, Guido Pescione, Lorenzo Roffinella, Elena Vasco, Lucia Venuti e Philippe Wattecamps. Il titolo ieri in una giornata negativa per Piazza Affari è salito dello 0,42%, assestandosi a 0,0725 euro. (riproduzione riservata)