di Marcello Bussi
Al terzo giorno dall’avvio, Mario Draghi alla Goethe University di Francoforte ha dichiarato che «il Qe funziona». Un’affermazione corroborata dalle performance della borsa tedesca, salita del 2,7% al nuovo massimo di tutti i tempi a 11.806 punti. Il terzo giorno del Qe è stato vissuto in maniera euforica dai mercati di Eurolandia nonostante le incertezze di Wall Street: Piazza Affari ha guadagnato il 2,2%, ai massimi dal febbraio 2011, Parigi il 2,4% mentre il rendimento del Bund decennale tedesco è sceso allo 0,174% e quello del Btp all’1,104%.
E l’euro ha proseguito la sua marcia verso la parità con il dollaro, scendendo fino a 1,0528. Non stupisce che la borsa più pimpante sia stata quella di Francoforte. Il Qe avvantaggia in maniera clamorosa la Germania, dove pure alberga il suo massimo oppositore, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Le scadenze fino a 7 anni dei titoli di Stato tedeschi hanno tutte rendimenti sotto zero e perfino il decennale si sta avvicinando a questa soglia. Addirittura surreale l’esito dell’asta di ieri, in cui il Tesoro tedesco ha collocato 4,09 miliardi di euro di Schatz a 2 anni con rendimento del -0,24%, quindi inferiore alla soglia del -0,20% al di sotto della quale la Bce non compra bond. Cosa che non ha impedito di avere una domanda 2,2 volte superiore all’offerta. Va bene anche all’Italia, ovviamente, con il rendimento del Btp decennale che ogni giorno tocca nuovi minimi, mentre il Btp trentennale ieri è sceso per la prima volta nella storia sotto il 2% all’1,98%.
Il trend è inoltre destinato a durare. Come ha sottolineato Stephan Deo, strategist di Ubs, le dimensioni del Qe della Bce (acquisti per 60 miliardi di euro al mese, pari a 720 miliardi in un anno) ammontano al 7,2% del pil di Eurolandia, mentre il deficit pubblico aggregato dei Paesi aderenti all’euro quest’anno è atteso al 2,2% del pil, pari a 205 miliardi. In breve, la Bce non sta solo acquistando la scorta netta di titoli sovrani dell’area euro equivalente al deficit, ma sta anche comprando parte dello stock esistente. Draghi ridurrà quindi il debito disponibile per gli investitori di 515 miliardi. Dalla Seconda Guerra mondiale non era mai successo che il debito diminuisse. Questo costringerà gli operatori a puntare su altri asset e quindi sull’azionario, compreso quello europeo verso cui stanno aumentando i flussi in arrivo dall’estero, in particolare dagli Usa dove molti investitori puntano sui listini del Vecchio Continente in vista del rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. E così Draghi ha potuto fare la sua conferenza trionfale alla Goethe University, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa: gli acquisti di asset, ha osservato «hanno sempre fatto parte della politica» della Bce e anche la Bundesbank ha fatto ricorso a questo strumento negli anni 70. Draghi ha quindi osservato che «assistiamo a un calo dei rendimenti sovrani a lungo termine nonostante la nuova crisi in Grecia». Questo «ci suggerisce che il programma di acquisto di titoli mette al riparo l’area euro dal contagio e che aiuta anche la Bce a raggiungere i suoi obiettivi di politica monetaria». Meglio di così non potrebbe andare. (riproduzione riservata)