di Roberta Castellarin e Paola Valentini
Per l’industria italiana del risparmio gestito il 2014 sarà ricordato non solo per i flussi di raccolta da record, ma anche per le commissioni incassate, che hanno permesso a molti gruppi bancari di compensare il taglio dei margini da interessi. L’anno scorso le società di gestione hanno prelevato commissioni totali, comprese quelle di incentivo, per un valore pari all’1,73% del patrimonio, a fronte di una performance media positiva del 4,9%.
Una parte di quanto prelevato deriva dai costi di gestione, mentre un’altra componente è costituita dalle commissioni legate alla performance. Proprio queste ultime hanno in molti casi avuto un ruolo importante nel conto totale, soprattutto nel caso dei fondi azionari e flessibili. Per alzare il velo sui costi dei fondi MF-Milano Finanza, in collaborazione con Fida, ha esaminato le spese correnti 2014 contenute nei Kiid (Key Investor Information Document) di oltre mille fondi comuni italiani. Questo indicatore registra la percentuale di costo sul patrimonio medio del fondo e in esso sono comprese, oltre alle commissioni di gestione, anche le altre spese legate alla vita del fondo. Sono escluse le commissioni di intermediazione, gli oneri di ingresso e di uscita dai comparti (questi ultimi sono a carico dei singoli investitori) e gli oneri fiscali. Senza dimenticare che le spese correnti, a differenza del vecchio Ter, non includono le commissioni di incentivo. Per questa ragione MF-Milano Finanza ha chiesto a Fida di calcolare anche il Ter, in modo da avere un dato che tenesse conto anche della fee di incentivo. In media le spese correnti si attestano all’1,58%, mentre il Ter si attesta all’1,73%. Nel 2013 le spese correnti erano in media dell’1,56%. Nella tabella in pagina sono riportati, per le principali categorie, i fondi con i Ter più alti e quelli con i Ter più contenuti. Con un’avvertenza: spesso Ter più bassi sono quelli delle classi riservate agli investitori istituzionali o professionali.
Tornando ai dati, in testa alla classifica assoluta spicca il fondo flessibile Consultinvest Multimanager High Volatility A con un Ter del 6,7%. In questo caso non c’è molta differenza tra spese correnti e Ter, mentre in altri il peso delle commissioni di incentivo è rilevante. Per esempio, per il fondo Azimut Trend, che ha registrato nel 2014 una performance del 15,1%, le spese correnti sono pari al 2,63%, mentre il Ter si attesta al 4,55%. Mentre per Symphonia Multimanager Emergenti Flessibili le spese ammontano al 2,87%, mentre il Ter è 4,26%. In questi casi quindi la componente di incentivo ha un peso importante sul costo totale della gestione.
Dal punto di vista delle singole categorie, presentano costi mediamente elevati i fondi più di moda del momento, ossia i fondi flessibili e quelli a ritorno assoluto. In questa categoria sono infatti numerosi prodotti che presentano un Ter del 4-5%. Ma risultano piuttosto costosi anche i fondi a finestra di sottoscrizione e scadenza, che sono stati uno dei cavalli di battaglia delle sgr negli anni passati. Per esempio, Eurizon Gestione Attiva Opportunità Settembre 2017, a fronte di una performance del 7,6%, lo scorso anno ha prelevato un Ter del 3,83%.
Se questa è la fotografia dei fondi di diritto italiano, discorso a parte meritano i prodotti di diritto estero, che ormai rappresentano una fetta importante degli asset gestiti in Italia. MF-Milano Finanza ha chiesto a Morningstar Direct di individuare i costi correnti dei fondi più di moda del momento, ossia i bilanciati e gli obbligazionari flessibili. Per queste categorie nella tabella sono riportati i dieci migliori prodotti per performance 2014 e i relativi costi correnti.
Dal punto di vista dei flussi, in Italia nel 2015 sta proseguendo il momento d’oro dell’industria. In base ai dati raccolti da Assogestioni, l’industria del risparmio gestito da inizio anno ha registrato flussi netti per 9,1 miliardi. Gli asset gestiti dai fondi aperti hanno raggiunto la quota record dei 700 miliardi, e l’intera industria ha masse per 1.623 miliardi.
Con questi numeri da record l’industria si prepara alla sesta edizione del Salone del Risparmio, che si terrà a Milano dal 25 al 27 marzo. Il titolo dell’edizione di quest’anno è «Il Nuovo Risparmio» e durante i tre giorni i big money si confronteranno sull’evoluzione del quadro economico-finanziario, che ha inciso sul cambiamento delle abitudini di risparmio degli italiani. (riproduzione riservata)