di Claudia Cervini
Mentre gli occhi del mercato sono puntati sull’aumento di capitale da 850 milioni e sulle forme che l’assetto azionario di Banca Carige assumerà da qui al prossimo maggio, il management dell’istituto ligure per la prima volta apre alla possibilità di un’aggregazione bancaria. «L’apertura del mercato (conseguente al decreto legge che obbligherà presto le popolari a trasformarsi in spa, ndr) coinvolgerà tante banche e non vedo perché non possa coinvolgere anche la Cassa di Risparmio di Genova», ha affermato l’amministratore delegato di Carige, Piero Montani, interrogato dagli analisti sulla trasformazione delle banche popolari in spa voluta dal governo Renzi. Queste parole (che potrebbero rappresentare soltanto un auspicio, ma potrebbero celare anche qualcosa di più concreto) gettano una nuova luce sul recente ingresso del socio forte Malacalza, che ha acquisito un consistente pacchetto di azioni dall’ente e diventerà presto il primo azionista di carige col 10,5%. Malacalza è venuto per restare oppure per traghettare l’istituto verso un’aggregazione? Nel secondo caso la messa in sicurezza di Carige, dopo l’ammanco di capitale da 814 milioni di euro riscontrato a seguito del comprehensive assessment, avverrebbe in due tempi. Tra maggio e giugno verrebbe infatti lanciato l’aumento di capitale che definirà il nuovo azionariato dell’istituto. E soltanto qualche mese più tardi, verosimilmente in autunno, in scia al risiko popolari, avverrebbe una fusione con un altro istituto bancario che porterebbe i soci attuali a diluirsi o a scomparire del tutto. Sempre in questo secondo scenario Malacalza si comporterebbe come un investitore puro, alla stregua di un fondo di private equity. Quali sono le banche che potrebbero essere interessate ad acquisire Carige? Nei mesi scorsi sono stati fatti i nomi diBanca Popolare di Milano e di Ubi Banca. Banca Imi (Intesa Sanpaolo) l’inverno scorso propose l’opzione Bpm ai vertici della Fondazione Carige, proposta che rimase nel cassetto e venne ripescata lo scorso novembre (anche in vista di un possibile ingresso di Andrea Bonomi, numero uno di InvestIndustrial, ex azionista Bpm). Il mercato aveva poi indicato Ubi come possibile acquirente, in considerazione anche della sua scarsa presenza in Liguria. L’apertura del mercato per Carige comporta però anche rischi, visto che la trasformazione in spa delle popolari con attivi superiori a 8 miliardi di euro aumenta il numero delle banche contendibili. Riuscirà Carige a rafforzarsi a sufficienza per attirare su di sé le attenzioni degli istituti più forti? (riproduzione riservata)