di Francesca Chiarano MF-DowJones
Banca Carige, a meno di offerte irrinunciabili che al momento non sono all’orizzonte, punta a tenere nel perimetro del gruppo Banca Cesare Ponti. È quanto ha appreso MF-DowJones da fonti qualificate. L’impatto positivo della cessione sul capitale sarebbe trascurabile, quindi la banca sarebbe orientata a mantenere quello che è considerato un asset strategico per la gestione del patrimonio.
Procede invece la cessione di Creditis, con la quale sono in atto trattative in esclusiva con Apollo Management. La controllata del credito al consumo, a differenza di Cesare Ponti, ha una dimensione troppo ridotta per competere nel panorama italiano quindi non è considerata produttiva. L’istituto ligure aveva annunciato l’intenzione di cedere Cesare Ponti e Creditis per fare cassa a seguito dello shortfall di capitale evidenziato dagli stress test della Bce. Nel frattempo proseguono i contatti con Francoforte per la definizione del capital plan: la risposta, secondo fonti vicine all’Eurotower, è attesa per giovedì prossimo 19 marzo e all’arrivo della lettera seguirà la convocazione del cda che dovrà stabilire l’importo definitivo dell’aumento sulla base delle indicazioni della Bce in merito al livello di Core Tier 1 che la banca dovrà rispettare. L’asticella della ricapitalizzazione, già innalzata da 650 a 700 milioni, dovrebbe salire a 800 milioni, in modo da soddisfare pienamente i requisiti Bce e creare un buffer di capitale che consenta alla banca di affrontare con tranquillità anche la probabile e imminente ondata di M&A innescata dal decreto legge, che stabilisce la trasformazione in spa delle banche popolari con almeno 8 miliardi di attivi.
Vista la disponibilità dimostrata dal consorzio di garanzia nell’elevare la garanzia stessa da 650 a 700 milioni, in ambienti finanziari sono pronti a scommettere che questo potrebbe essere agevolmente replicato qualora la ricapitalizzazione fosse alzata ulteriormente. Sul fronte azionisti, Vittorio Malacalza, nuovo primo socio in pectore (l’accordo per l’acquisto del 10,5% di Carige dalla Fondazione deve ancora ricevere il via libera del ministero dell’Economia e di Bankitalia) ha già annunciato la disponibilità ad aderire all’aumento di capitale pro quota e anzi, come anticipato da MF-Milano Finanza, non ha escluso la possibilità di incrementare la propria partecipazione, pur rimanendo al di sotto della soglia opa del 25%. Punta invece a rimanere stabile il secondo azionista della banca genovese, i francesi di Bpce, seconda banca di Francia, titolari del 9,9% nell’istituto. La decisione ufficiale arriverà una volta che saranno rese note le condizioni dell’aumento e quando si sarà acceso il semaforo verde della Bce. Di certo, viene evidenziato, Bpce vorrà anche vedere il piano 2015-2019, che dovrebbe essere esaminato dal prossimo cda. Tra le novità del piano al 2019, il mantenimento dell’attuale struttura, con le filiali extra-Liguria raggruppate inCarige Italia. Lo scorso anno l’ad Piero Montani, appena entrato in carica, aveva annunciato l’intenzione di reincorporare Carige Italia nel gruppo, con la creazione del Bancone Unico, la cui ratio industriale è stata in un secondo tempo rivalutata. Carige sta portando avanti una strategia di espansione nelle regioni al di fuori della Liguria ed è quindi preferibile per il gruppo mantenere separate le due entità, per le quali sono necessarie strategie differenti, dato che in Liguria l’obiettivo il mantenimento delle quote di mercato. Nel progetto di riorganizzazione territoriale, inoltre, rimarrà autonomo anche il Monte di Lucca mentre sono destinate a essere incorporate le Casse di Savona e di Carrara. Un’altra novità è rappresentata dall’introduzione della figura del chief risk officer, per la quale è stato dato mandato alla società di cacciatori di teste Egon Zehnder, ma ancora al momento non sono stati selezionati possibili candidati alla posizione.