“Il settore assicurativo accoglie con favore” il Piano Juncker, nel quale “gli assicuratori europei potrebbero assumere un ruolo importante”. Lo ha detto nel corso di un’audizione alla Camera il direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli, spiegando che “una pipeline di progetti infrastrutturali realizzabili e attraenti dal punto di vista finanziario sarebbe da considerarsi infatti un elemento in grado di far parte delle strategie d’investimento delle compagnie assicurative europee soddisfacendo esigenze di rendimento e diversificazione dei portafogli assicurativi”.
Ania, ha proseguito Focarelli, “ritiene fondamentale per una piena riuscita degli obiettivi dell’iniziativa, che per tutti i progetti contenuti nel programma venga data la priorità ai finanziamenti interamente provenienti dal privato. Un fattore di criticità di cui tener conto, oltre alla carenza di finanziamenti, è la sensazione della mancanza di progetti validi”. “In molti casi – ha messo in evidenza- gli investitori privati non conoscono il potenziale di questi progetti e sono poco propensi a investire da soli, viste la complessità intrinseca dei progetti stessi e la mancanza di informazioni che consentano una valutazione adeguata del rischio. Ciò vale soprattutto per i grandi progetti di investimento a lungo termine nelle infrastrutture”.
“Il settore assicurativo -ha aggiunto Focarelli- accoglie quindi con favore l’iniziativa della Commissione europea di costituire, da un lato, una “riserva di progetti di investimento” idonei a essere finanziati -che sia trasparente, periodica e strutturata- affinché gli investitori possano disporre di dati attendibili sui quali fondare le decisioni d’investimento, dall’altro un “polo di consulenza sugli investimenti”, con l’obiettivo di potenziare l’assistenza tecnica sui progetti stessi sia per i promotori sia per gli investitori e le autorità di gestione pubbliche. Vanno tuttavia evidenziate tre criticità che, se non affrontate in maniera adeguata, ridurrebbero il potenziale apporto positivo del settore all’iniziativa comunitaria”.
Ad oggi -ha ricordato il d.g. dell’Ania- sono stati individuati 2.000 progetti in tutto il Continente per un valore complessivo potenziale attorno ai 1.300 miliardi di euro, ma “non sono chiari i criteri in base a cui è stata effettuata la selezione”, mentre “da una prima valutazione effettuata, emerge che molti dei criteri utilizzati non sono coerenti con quelli del settore”.
Ania ritiene inoltre necessaria una maggiore “chiarezza sulle modalità di contribuzione del settore privato e sulla governance del FEIS (Fondo europeo per gli investimenti strategici)” e l’eliminazione delle “barriere” agli investimenti a lungo termine come le infrastrutture determinate da Solvency II. Allo stato attuale, infatti, “la stessa regolamentazione assicurativa europea disincentiva l’investimento in strumenti con le caratteristiche previste dal piano Juncker, a causa dell’assenza di una asset class specifica per gli investimenti infrastrutturali e alla conseguente attribuzione di un requisito di capitale non sempre adeguato all’effettivo livello di rischio del progetto. Con le regole attualmente previste da Solvency II, infatti, l’investimento infrastrutturale sarebbe trattato come investimento azionario “di tipo 2”, con calibrazione pari al 49%, o come investimento di tipo obbligazionario soggetto al rischio di spread.
“Una possibile soluzione -ha aggiunto Focarelli- è quella di definire una asset class ad hoc e inserire le infrastrutture in un nuovo sottomodulo di rischio nell’ambito del rischio di mercato. “In mancanza di un quadro certo e affidabile, tuttavia, le compagnie d’assicurazione -ha aggiunto – potrebbero rinunciare ad intervenire oppure decidere di finanziare progetti in altre aree del continente dove le condizioni d’investimento risultino più favorevoli. “Nell’interesse generale del nostro Paese, inoltre, affinché il piano riesca a incanalare gli investimenti in attività a sostegno dell’economia reale con efficacia è auspicabile incentivare -anche dal punto di vista fiscale- per i risparmiatori l’investimento nelle categorie di progetti proposte dal Piano Juncker. Siamo certi che un forte incentivo all’investimento in progetti nazionali -ha proseguito- potrebbe generarsi da misure di questo genere”.
Secondo Focarelli, “occorrerà poi ragionare su come estendere l’incentivo fiscale – per ora garantito agli aderenti dei fondi pensione – anche ai risparmiatori che tramite polizze di assicurazione o altri strumenti finanziari decidessero di investire a medio e lungo termine nell’economia italiana. Così facendo sarà più facile raggiungere quell’effetto leva necessario per raggiungere gli obiettivi del Piano e assicurare all’Italia una consistente quota di investimenti”.