In Italia, il 16,1% delle donne over 65 ha un reddito inferiore al tasso di povertà. In occasione della Giornata Internazionale della Donna (8 marzo), Allianz sottolinea, attraverso lo studio The Younger Wife’s Curse, che il divorzio è uno dei fattori che possono causare la povertà in vecchiaia. “L’impatto sulle donne varia in misura significativa a seconda delle generazioni e dipende soprattutto da quanto ciascuna è riuscita a risparmiare nel corso della sua vita”, afferma Brigitte Miksa, esperta di pensioni di Allianz. “E, sebbene in passato la vita lavorativa degli uomini fosse più continuativa rispetto a quella delle donne, in futuro la povertà in vecchiaia cesserà probabilmente di essere un problema che interessa prevalentemente le donne”.

Secondo lo studio Allianz, il calo dei matrimoni, l’aumento dei divorzi e l’allungamento delle aspettative di vita, sostanzialmente determinano un aumento del rischio che le donne in età pensionabile abbiano esaurito le proprie risorse economiche. Nel 1970, il tasso di matrimoni in Italia era ancora superiore a sette matrimoni per 1.000 abitanti, ma quarant’anni dopo si è scesi a circa quattro matrimoni per 1.000 abitanti. Tuttavia, questo non implica necessariamente una diminuzione del numero delle coppie, ma, ad ogni modo, che sempre più persone decidono di non sposarsi.

Nello stesso tempo, il tasso dei divorzi si è mantenuto costante a circa 0,9 divorzi per 1.000 abitanti. Statisticamente, le donne italiane si sposano intorno ai 30 anni, i loro matrimoni durano all’incirca 17 anni e divorziano all’età di 47 anni. Secondo una stima dell’ONU, l’aspettativa di vita delle donne alla nascita è di 84,9 anni.

In futuro, pertanto, uomini e donne dovranno risparmiare per un periodo di pensione molto più lungo rispetto al passato. Alla luce di questo, un divorzio può influire sulla vita di una donna in modi molto diversi, a seconda della generazione di appartenenza. Lo studio Allianz conclude che, in passato, le donne delle generazioni più anziane erano particolarmente vulnerabili a un divorzio, soprattutto quelle che probabilmente non avevano mai svolto un lavoro retribuito, non avevano ricevuto alcun tipo di formazione professionale e la cui carriera consisteva prevalentemente nel crescere i figli e prendersi cura della famiglia. Pertanto, in 27 paesi OCSE su 30, le donne più anziane sono molto più esposte (15%) al rischio di trascorrere una vecchiaia in povertà rispetto agli uomini (11%)3. La situazione è molto eterogenea nell’Europa occidentale e dipende anche dalle reti di sicurezza messe a disposizione dai vari sistemi di welfare.

 

Tasso di povertà delle donne over 65 nel mondo

 

1 Sud Corea 47,2

16 Gran Bretagna 12,6

2 Irlanda 35,3

17 Danimarca 11,5

3 Australia 28,9

18 Germania 10,8

4 Messico 28,5

19 Francia 10,4

5 USA 26,8

20 Austria 10,1

6 Giappone 24,7

21 Slovacchia 8,4

6 Spagna 24,7

22 Canada 8,1

8 Grecia 24,5

23 Svezia 7,7

9 Svizzera 19,3

24 Ungheria 6,6

10 Portogallo 17,0

25 Polonia 6,1

11 Finlandia 16,9

26 Islanda 4,3

12 Italia 16,1

27 Repubblica Ceca 2,9

13 Turchia 15,6

28 Lussemburgo 2,4

14 Norvegia 13,1

28 Olanda 2,4

15 Belgio 12,9

30 Nuova Zelanda 0,9

 

Per tasso di povertà s’intende la percentuale della popolazione anziana (+65) con un reddito inferiore al 50% del reddito medio delle famiglie. Fonte: Allianz, OCSE

Per contro, le cinquantenni e sessantenni di oggi vivono una situazione migliore. Oggi, le donne dei paesi industrializzati hanno un livello d’istruzione di gran lunga superiore rispetto alle loro madri. Solitamente lavorano e, quindi, sono in grado di risparmiare da sole per la loro vecchiaia. Hanno diritto a ricevere benefici sociali e possono costruirsi da sole il loro patrimonio. La maggiore indipendenza economica delle donne è particolarmente importante per coloro che non ricevono il sostegno economico da parte di un partner. Oggi, anche le ventenni sono in grado di provvedere economicamente a se stesse, perché lavorano e ricevono una retribuzione più equa rispetto al passato. Tuttavia, le opportunità per i giovani sono sempre più limitate, a causa sia della crisi economica, che comporta una maggiore difficoltà ad effettuare investimenti remunerativi, che a un tasso di disoccupazione giovanile elevato in molti paesi e all’aumento dell’indebitamento personale. Secondo lo studio, probabilmente in futuro il problema della povertà nella vecchiaia non sarà più prevalentemente circoscritto alle donne. Gli uomini che, ad esempio, hanno lavorato senza sottoscrivere un’assicurazione pensionistica obbligatoria potrebbero trovarsi addirittura in condizioni peggiori rispetto alle donne, così come gli uomini che si sono sposati e hanno divorziato più volte e devono mantenere varie ex-mogli e diversi figli.

Miksa afferma: “Occuparsi della propria situazione economica aiuta a prevenire tutto questo. È importante essere ben informati e accantonare costantemente un fondo pensione nell’arco di tutta la vita, per assicurarsi che anche una situazione difficile, come un divorzio, con il tempo non eroda il proprio fondo pensione”.