di Anna Messia
Si fa sempre più concreta l’ipotesi che i clienti di Poste Italiane, correntisti e risparmiatori, possano acquistare a sconto le azioni dell’azienda guidata da Massimo Sarmi che si prepara ad aprire il capitale ai privati. La questione è tornata d’attualità durante i lavori della commissione Lavori Pubblici al Senato, che mercoledì scorso ha dato parere favorevole allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede il collocamento sul mercato, anche in più fasi, del capitale delle Poste Italiane, mantenendo comunque allo Stato il controllo del 60% del gruppo guidato da Massimo Sarmi.
Il parere positivo della commissione Lavoro, con Ranucci (Pd) relatore, contiene infatti alcune osservazioni. Tra queste spunta proprio l’invito all’esecutivo «a valutare la possibilità di introdurre forme agevolate di acquisto delle azioni cedute analoghe a quelle che sono già state previste per i dipendenti del gruppo Poste Italiane». Un’estensione che il sottosegretario del ministero dell’Economia, Paolo Baretta, ha detto di valutare con favore ricordando che per quanto riguarda invece la previsione di agevolazioni a favore dei dipendenti si tratta di «una prassi già sperimentata in passato e confermata anche nella recente legge di stabilità, al fine di favorire la diffusione dell’azionariato tra il pubblico». Restano però non pochi nodi da sciogliere, sia per quanto riguarda la partecipazione all’operazione degli oltre 140 mila dipendenti di Poste Italiane sia sull’opportunità di riconoscere un prezzo di favore ai clienti del gruppo. Per quanto riguarda la prima questione c’è da stabilire se si tratterà di azioni assegnate gratuitamente (come hanno chiesto a gran voce i sindacati che hanno un peso importante nel gruppo) oppure di un semplice sconto (e su questa seconda ipotesi si sarebbe già alzata l’opposizione). Mentre i tavoli di confronto tra sindacati e manager per «suggerire» all’esecutivo una soluzione interna, annunciati qualche settimana fa, sarebbero stati per ora congelati in attesa di aprile, quando il governo sarà chiamato a rinnovare il cda (per Sarmi si tratterebbe del quinto mandato). Sulla partecipazione dei risparmiatori all’operazione a condizioni agevolate c’è invece un altro dubbio: solo i correntisti di Poste sono poco meno di 6 milioni di italiani a cui, almeno in teoria, bisognerebbe aggiungere i sottoscrittori di libretti e buoni, gli assicurati che hanno comprato polizze da Poste Vita (sono quasi 5 milioni le polizze collocate), e perché no anche i sottoscrittori i fondi comuni gestiti da Poste Fondi Sgr.
Insomma, a spanne, più di un italiano su cinque sembrerebbe aver diritto allo sconto sull’acquisto delle azioni di Poste, mettendo però probabilmente a rischio l’incasso atteso dal governo che per la dismissione del 40% del capitale ha previsto entrate per 4-4,8 miliardi destinate a tagliare il debito pubblico del Paese. Baretta, proprio su quest’ultimo punto, ha respinto un altro suggerimento arrivato dalla commissione Lavoro. Nelle sue osservazioni Ranucci ha raccomandato al governo di valutare la possibilità di destinare le risorse derivanti dalla privatizzazione anche a interventi finalizzati al sostegno della ripresa economica, e in particolare alla riduzione del costo del lavoro. Baretta ha però ribadito che la finalità di questa operazione resta esclusivamente la riduzione del debito pubblico, aggiungendo che finalità diverse «dovranno essere perseguite con altri strumenti». (riproduzione riservata)