Il pm di Milano Luigi Orsi ha chiesto il processo sia per il filone di inchiesta nel quale è imputato per corruzione con l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, sia per il filone sui trust nel quale è indagato per aggiotaggio. Per la vicenda in cui Ligresti è imputato con altre due persone per aggiotaggio il gup di Milano Alessandra Clemente, come è stato riferito all’Ansa da fonti legali, ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 21 marzo.
Per questo filone di indagine, secondo l’accusa, Ligresti, assieme all’imprenditore Giancarlo De Filippo e al fiduciario Niccolò Lucchini, tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010 avrebbe manipolato il valore di Borsa del titolo della holding di famiglia Premafin con compravendite effettuate da due trust off-shore con sede alle Bahamas (Ever Green ed Heritage), titolari del 20 per cento del capitale.
Giancarlo De Filippo risulta essere il trustee del fondo Heritage e l’asset manager di The Ever Green Security Trust. Tuttavia, per la Consob dietro ai due trust c’era Salvatore Ligresti. Niccolò Lucchini, invece, avrebbe ricevuto il mandato a operare sul titolo Premafin. In base all’ipotesi formulata dal pm Luigi Orsi, titolare del fascicolo, le società che fanno capo ai due trust tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre dell’anno successivo, hanno comprato azioni Premafin in chiusura di Borsa in modo tale da condizionare l’andamento del titolo. I beneficiari dell’operazione, per l’accusa, sarebbero stati i Ligresti e le loro società, in particolare Imco e Sinergia, che in questo modo non si erano trovate nelle condizioni di dare garanzie aggiuntive alle banche a cui avevano dato in pegno le azioni Premafin essendo stato il titolo tenuto alto, questo il sospetto, in modo artificioso.
Nell’altro filone di inchiesta Ligresti è accusato di corruzione con Giannini (a quest’ultimo è contestata anche la calunnia nei confronti della famiglia Ligresti) che, per ottenere la nomina al vertice dell’Antitrust una volta scaduto il mandato all’Isvap, dal 2002 fino all’agosto 2010, avrebbe omesso qualsiasi controllo “nei confronti della società vigilata”, la Fondiaria Sai dei Ligresti.
Per la Procura avrebbe tenuto un comportamento “contrario ai doveri d’ufficio” per avere avuto – e anche accettato – la promessa “dell’incarico di Presidente dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. Promessa – hanno ricostruito gli inquirenti – cui Ligresti faceva seguire contatti con il Presidente del Consiglio” ma che non si concretizzò per la caduta del governo Berlusconi e l’insediamento a Palazzo Chigi di Mario Monti.