Il Fondo Pensione Agenti di assicurazione (FPA) è al centro di attenzioni e polemiche. Dopo avere presentato risultati apparentemente ottimi, ora sembra emergere un disavanzo di oltre 780 milioni di euro, pari circa al totale degli investimenti. Per questo motivo il 3 marzo, il CdA, del Fondo, in modo unilaterale, ha deciso di bloccare i trasferimenti volontari e le parti sociali (rappresentanze degli Agenti e ANIA), che sono state convocate per salvare il Fondo, non sono state minimante coinvolte in questa decisione, senza precedenti.
“Gli Agenti professionisti di assicurazione sono condannati a salvare il fondo”, commenta Vincenzo Cirasola, Presidente di Anapa, “altrimenti il danno reputazionale che la nostra categoria subirebbe sarebbe irreparabile. Quale nostro cliente sottoscriverebbe più un PIP o una polizza vita con noi?”.
L’elemento scatenante sembra essere stato causato da un obbligo legislativo entrato in vigore lo scorso anno che ha determinato il passaggio da una stima delle riserve da “gruppo “aperto” a “gruppo chiuso”, cioè in pratica senza più considerare l’apporto dei contributi delle future generazioni.
“I problemi sembrano arrivare da molto lontano e non sono di certo recenti” precisa Cirasola, “e anche se ANAPA non esisteva ancora e non ha alcuna responsabilità per i gravi errori gestionali del passato, faremo di tutto per cercare di salvare il nostro fondo dal commissariamento della Covip”.
Nel passato anche non recente, il FPA ha sempre espresso performance inferiori a quelle del mercato finanziario, anche monetario. Ancora peggio, il FPA non ha accumulato riserve quando avrebbe potuto, avvantaggiando solo i pensionati e a tutto svantaggio dei nuovi iscritti.
In bilancio sono presenti circa 182 milioni di euro di partecipazioni azionarie e circa 13 milioni di euro di quote di fondi di private equity (ossia fondi chiusi che investono in imprese private). Il totale delle due voci assomma a circa il 25% del totale degli investimenti.
Inoltre esiste una gestione immobiliare effettuata tramite due società immobiliari, per un totale di oltre 50 milioni di euro, e per mezzo di quote di fondi immobiliari, per circa 3 milioni di euro.
Ma gli immobili hanno perso notevolmente valore negli ultimi anni e quindi sarebbe essenziale allegare al bilancio una stima annuale degli immobili e un bilancio, magari sintetico, delle due società immobiliari controllate, che non abbiamo trovato. Senza una valorizzazione periodica degli investimenti non è possibile verificare la bontà della gestione immobiliare.
A livello economico, inoltre il FPA presenta un’incidenza dei costi di gestione rispetto al patrimonio gestito pari a 0,38%, escluso i costi di gestione delle due società immobiliari. Un valore non paragonabile alla media generale di fondi pensioni simili per numero di iscritti, il cui costo è pari circa allo 0,23%. Peraltro, tale dato esclude i costi di gestione delle due società immobiliari, incorporati nel risultato netto di queste ultime. Per fondi pensione della taglia del FPA per numero di iscritti il dato è di circa lo 0,20%, con una media generale di circa lo 0,23%.
Il piano di risanamento proposto dal management e dal Consiglio di Amministrazione del FPA prevede sacrifici per gli agenti sia in servizio sia per i pensionati, oltre che un contributo straordinario per le compagnie, che si sono riservate di valutare la portata.
“La nostra posizione è che non si possono richiedere sacrifici senza prima capire se questi siano destinati a un salvataggio congiunturale, piuttosto che strutturale”, commenta ancora Cirasola. “Per questo è nostra intenzione verificare attentamente gli investimenti e l’asset allocation del fondo, dato che non possiamo fare promesse che non manterremo ai nostri giovani e togliere diritti a chi ha già versato. Sarebbe assai scorretto continuare a imbonire la categoria, soprattutto illudendo le nuove generazioni”, conclude il presidente di ANAPA.
L’intenzione di Anapa è quella di nominare un advisor esperto in materia. Una volta compresa al meglio la reale situazione in cui versa il fondo si potrà pensare a una politica di intervento che non sia un mero palliativo, ma un vero e proprio turnaround del fondo. L’indicazione sarebbe ricaduta sul professor Claudio Cacciamani, Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, consulente e Revisore Contabile di numerosi e primari fondi pensione.
“In seguito, si tratterà di intervenire sulla governance e sui controlli sul FPA. Questo richiederà un’unitarietà d’intenti dell’intera rappresentanza di categoria, compresi i Gruppi Agenti. Solo in questo modo si potrà avere una vera svolta per il futuro e, soprattutto, altrettanta collaborazione da parte di ANIA, la quale è corresponsabile dell’attuale situazione, visto che ha sempre fatto parte del CdA”, conclude la nota ANAPA.