Non tutti giudicano negativamente la normativa introdotta nel 2011 e invitano ad approfondirne lo spirito. Tra questi Leo Civelli, ceo di Reag (Real estate advisory group).
Domanda. Che impatto ha avuto, in base alla sua esperienza, la stretta normativa sulla 231 ambientale?
Risposta L’inserimento dei reati ambientali nel dlgs 231/01 sta avendo per le società italiane dinamiche simili a quanto già avvenuto nel 2009 con l’integrazione del medesimo per il mancato rispetto della normativa su salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Come per gli sviluppi normativi precedenti, i primi a muoversi e ad adeguarsi sono stati i grandi gruppi finanziari, assicurativi e bancari e le aziende di grossa entità che hanno profili di rischio alti relativamente agli impatti sull’ambiente, petrolifere e grandi imprese di costruzione in primis.
D. E gli altri?
R. Il resto del mercato italiano, principalmente composto da piccole e medie imprese, è rimasto ancora indietro sull’adeguamento alla normativa per due principali cause: la mancanza di conoscenza e quindi una sottovalutazione di quanto derivante dal decreto e l’impossibilità di sostenere, in un frangente di mercato recessivo, i costi diretti e indiretti di un sistema di gestione ambientale che possa essere esimente per gli aspetti dei reati ambientali.
D. In sostanza, la normativa è promossa o bocciata?
R. La nostra opinione è che gli effetti non possono che essere positivi. Il fermarsi a ragionare sulle potenziali esposizioni al rischio derivanti dalla gestione degli aspetti ambientali, un’analisi accorta delle attività condotte e delle possibili mitigazioni e l’implementazione di procedure aziendali specifiche sta responsabilizzando in maniera sempre crescente le società italiane su aspetti precedentemente sottovalutati o gestiti in maniera non adeguata.
D. Anche se questo ha portato a un aggravio dei costi?
R. È innegabile che per tutte le società che decidono di intraprendere il percorso di implementazione di un sistema di gestione ambientale o di una certificazione ISO 14001 vi sia nell’immediato un incremento dei costi. I costi diretti, proporzionali all’esposizione aziendale ai rischi di commettere reati ambientali, principalmente derivano dall’implementazione di un modello e delle procedure specifiche, mentre si può parlare di mancati ricavi per lo più dovuti ai tempi di training dei lavoratori perché comprendano e mettano in atto le nuove procedure. Tuttavia, come sempre di più si sta osservando con l’adozione di modelli integrati di qualità, sicurezza e ambiente, questi costi vengono ammortizzati con l’andare del tempo con una maggiore efficienza, introdotta dall’utilizzo di procedure che rendano univoco e chiaro il ruolo dei lavoratori e le loro modalità operative, e con nuove possibilità di marketing e di accesso a bandi di gara che richiedono esplicitamente una politica aziendale attenta anche agli aspetti ambientali.
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