L’assemblea per rinnovare il consiglio di amministrazione di Ingosstrakh, terza compagnia assicurativa russa terza compagnia russa di cui Generali avrà presto il 38,5%, non ha nominato alcun membro in rappresentanza del gruppo triestino.
Del resto il pieno passaggio della quota di Ingosstrakh al Leone attende ancora il via libera delle autorità competenti che potrebbe farsi attendere fino a giugno. La partita, come noto, rientra nel pacchetto più ampio di riassetti avviati lo scorso gennaio tra Generali e la Ppf Group per consentire al Leone di raggiungere in due mosse l’intero capitale della joint venture Gph che opera nell’Europa Centro Orientale e rilevare, per 2,5 miliardi, il 49% oggi in mano a Petr Kellner. Ma mentre su quest’ultimo fronte proprio domani è atteso il passaggio della prima tranche e la firma sull’acquisto da Ppf Group del primo 25% della azioni Gph per un controvalore di 1,2 miliardi, il riassetto nel capitale di Ingosstrakh va più a rilento.
Non a caso i protagonisti della vicenda hanno voluto esplicitamente mantenere il dossier russo su un binario parallelo rispetto al riassetto Gph. Più di qualche osservatore ipotizzava che già il rinnovo del board di Ingosstrakh di fine marzo avrebbe potuto rappresentare l’occasione per fare un po’ di spazio alle Generali nella governance della compagnia russa, da anni al centro di un braccio di ferro tra Kellner e l’azionista di maggioranza, l’oligarca Oleg Deripaska. Finora il gruppo guidato da Mario Greco ha avuto un ruolo passivo nella vicenda. Il 38,5% di Ingosstrakh era infatti in mano a Ppf Beta, a sua volta controllata da Ppf Investments, di cui le Generalidetenevano il 48%, mentre Ppf aveva in tasca la quota di maggioranza del 51%. Non solo. Le azioni del Leone di Trieste non davano diritto di voto. Tale equilibrio ovviamente non andava bene alla compagnia triestina, mentre il nuovo assetto deciso a gennaio dovrebbe finalmente consentire a Generali di «avere piena libertà di decidere che cosa fare in linea con le priorità del gruppo», come dichiarato dal ceo Greco. Tutte le strade, compresa una possibile dismissione della società, restano di fatto aperte, ma intanto, come detto, anche la presa di Generali sulla compagnia dovrà attendere. Nel nuovo cda di Ingosstrakh composto da nove membri siedono infatti sei rappresentati di Basic Element (Bazel), la società di Deripaska, e tre membri in quota Ppf Investments, che sono riusciti a farsi spazio nel board dopo anni di battaglie legali. (riproduzione riservata)