Dovrà utilizzare tutte le sue abilità di mediatore Raffaele Agrusti per trovare una soluzione al complicato dossier che si è presentato da qualche giorno sulla sua scrivania. Ad agitare i sonni del country manager per l’Italia di Generali, nominato da Mario Greco lo scorso settembre (dopo aver ricoperto per 5 anni l’incarico di cfo della compagnia di Trieste), ci sono i progetti di circa 400 agenti della Toro Assicurazioni, riuniti nel Gaat (il gruppo degli agenti di Toro) che hanno mal digerito il piano sull’Italia presentato lo scorso 14 gennaio a Londra da Greco e hanno già avviato le pratiche per dare vita a una propria società di intermediazione. Le loro critiche ovviamente non riguardano gli investimenti di 300 milioni di euro programmati da Generali per i prossimi tre anni per consolidare la leadership del Leone sul mercato domestico (che attualmente pesa per circa il 30% dei ricavi). Agli agenti Toro, un marchio che vanta 180 anni di storia, non piace invece l’ipotesi che la loro identità sia destinata a scemare, fino quasi a scomparire, come lascerebbe intendere il piano di riorganizzazione sull’Italia che prevede la riduzione dell’attuale frammentazione societaria, con il riassetto dei brand attuali (Generali, Ina, Assitalia, Alleanza, Genertel, Genertel Life, Augusta, Lloyd Italico e appunto Toro) e la sopravvivenza di tre sole compagnie, Generali, Genertel e Alleanza. Una preoccupazione che gli agenti Toro hanno manifestato al congresso nazionale tenutosi lo scorso gennaio e che il presidente di Gaat, Roberto Salvi, ha già esposto ai vertici della compagnia in un incontro avuto con Agrusti a fine febbraio. I timori non riguardano solo l’eventuale scomparsa del marchio Toro (che le Generali potrebbero almeno inizialmente trovare il modo di mantenere) ma piuttosto un netto cambiamento delle politiche commerciali che finora hanno consentito agli agenti Toro di godere di una certa autonomia.
La conseguenza è stata che gli agenti Toro riuniti in Gaat, gruppo che rappresenta circa il 70% di tutti gli agenti della compagnia e raccoglie premi per circa 770 milioni, (impiegando circa 2 mila dipendenti), hanno dato mandato al loro presidente per chiedere formalmente gli atti dell’operazione che prevede la fusione delle compagnie del gruppo e soprattutto per capire quali siamo le intenzioni di Generali In attesa che il quadro sia più chiaro hanno comunque deciso di andare avanti nel piano di costituzione di una propria autonoma società di intermediazione, che secondo le nuove regole introdotte dal governo Monti, potrà operare con diversi mandati assicurativi, Generali inclusa, grazie agli accordi tra agenti e altri intermediari consentiti ora dalla legge. Si tratterà di una srl a capitale diffuso, e ogni agente parteciperà alla società. Con quali altre compagnie collaboreranno gli agenti Toro? In quali rami opererà la nuova società? Solo Vita o anche Danni? È ancora presto per una risposta, che dipenderà anche dall’esito dei prossimi incontri tra gli agenti e i manager delle Generali. Di certo si può dire che le mosse degli agenti Toro rappresentano uno sviluppo del tutto inatteso nei piani di rilancio messi a punto a Trieste. (riproduzione riservata)