Silvio Berlusconi è stato condannato a un anno nell’ambito del processo Bnl-Unipolper concorso in rivelazione del segreto di ufficio. Condannato per lo stesso motivo a 2 anni e 3 mesi il fratello Paolo Berlusconi, che è però stato assolto dalle accuse di ricettazione e millantato credito.
Entro 90 giorni ci saranno le motivazioni del tribunale, che non ha disposto alcuna misura interdittiva nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. I giudici di Milano hanno anche stabilito un risarcimento di 80 mila euro a favore di Piero Fassino, che si era costituito parte civile nel processo. Al centro della vicenda c’è la pubblicazione su Il Giornale dell’intercettazione della telefonata Fassino-Consorte («allora abbiamo una banca?»), coperta dal segreto istruttorio. Stando all’ipotesi accusatoria formulata dal pm Maurizio Romanelli, il Cavaliere ottenne da alcuni imprenditori copia dell’intercettazione, successivamente pubblicata il 31 dicembre 2005 sulla prima pagina del quotidiano di Via Negri. Per Berlusconi il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli aveva chiesto la condanna a un anno, mentre per l’editore de Il Giornale la Procura aveva chiesto una condanna a 3 anni e 3 mesi. Fassino aveva chiesto un risarcimento danni di 1 milione di euro. Secondo l’accusa, il 24 dicembre 2005 l’allora premier avrebbe ascoltato la registrazione di quella telefonata, contenuta in una pen drive, in un incontro ad Arcore alla presenza del fratello e degli imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli. Era stato quest’ultimo, che lavorava per la Research Control System (società che forniva le apparecchiature per le intercettazioni alla Procura), a trafugare, secondo le indagini, il nastro e a offrirlo come «regalo» a Berlusconi in vista delle elezioni politiche del 2006. «È impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent’anni e si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese», ha commentato il Cavaliere. (riproduzione riservata)