Altro fronte caldo sono le carte prepagate o di credito vere e proprie contactless, ovvero che non hanno bisogno della famosa strisciata o dell’inserimento del chip. Raddoppiate negli ultimi due anni, sono legate a due possibili scenari in base a cui istituti bancari e circuiti dovranno decidere se accelerare o andare avanti per inerzia.
Secondo la simulazione del Politecnico di Milano, a fine 2016 e con riferimento ai due scenari, il numero di utenti che pagheranno mediante una soluzione di mobile proximity payment, oscillerà tra 6,0 e 10,3 milioni, a fronte di un parco cellulari abilitato di 25 milioni di unità.
Da queste stime emerge come nello scenario «tiepido», il valore dei pagamenti mediante mobile proximity payment al 2016 sarà di 4,7 miliardi di euro, dei quali 1,5 miliardi verranno effettuati nei micro-pagamenti. Nello scenario in cui gli attori sono convinti dell’investimento in questa nuova modalità di pagamento, il transato intercettato salirebbe a 10,8 miliardi di euro (+130%), di cui 4,3 miliardi di micro-pagamenti (+187%). «Se singolarmente telco, issuer o acquirer lavorassero al massimo delle proprie possibilità, avendo dagli altri attori una risposta attendista, non si otterrebbero neppure lontanamente i risultati prospettati nello scenario in cui gli attori sono convinti», commenta Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio Nfc & Mobile Payment.
Dall’Osservatorio sulle carte di credito di Assofin, Crif Decision Solutions e GfK Eurisko/CPP Italia le carte prepagate sono salite del 14,9% nel 2012 sul 2011 anche perché considerate più sicure per gli acquisti online, visto il limite di credito ricaricabile.
In Italia è presente il 50% delle prepagate di tutta l’Unione europea e i margini di crescita per il denaro di plastica in generale sarebbero ancora molto alti, visto che le transazioni con il contante coprono ancora 400 miliardi e il 90% degli
© Riproduzione riservata