Hanno tra i 35 e i 49 anni e lavorano soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Questo l’identikit delle donne che subiscono infortuni sul lavoro tracciato dai dati Inail, da cui emerge anche che nel quinquennio 2007-2011 il numero delle denunce relative agli infortuni occorsi alle lavoratrici è diminuito del 7,6%, a fronte di un calo complessivo nello stesso arco temporale pari quasi al triplo (-20,5%). Uno scenario che si conferma anche concentrando l’analisi esclusivamente sugli infortuni mortali: a fronte di una diminuzione complessiva del 26,6%, infatti, le morti sul lavoro delle donne si sono ridotte del 7,3% (dai 96 casi del 2007 agli 89 del 2011).
La differenza con gli uomini più marcata nei casi mortali. Gli infortuni al femminile avvenuti nel 2011 sono stati 231.870, con una flessione del 5,6% rispetto all’anno precedente, più contenuta di quella registrata per gli uomini (-6,9%). I casi che hanno coinvolto le lavoratrici rappresentano poco meno di un terzo (29,6%) di quelli avvenuti in occasione di lavoro e poco più della metà (50,3%) di quelli avvenuti in itinere. La differenza con gli uomini è decisamente più marcata negli infortuni mortali: se a livello complessivo, infatti, tra il 2010 e il 2011 le morti sul lavoro sono diminuite dell’8,9%, ciò è dovuto esclusivamente ai lavoratori uomini (-10,9% rispetto al 2010), mentre tra le lavoratrici l’aumento dei decessi, passati dai 78 del 2010 agli 89 del 2011, è stato pari al 14,1%).
In itinere la maggioranza dei decessi. La maggioranza degli infortuni mortali delle donne sono avvenuti “in itinere”, ovvero durante il percorso casa-lavoro-casa (40 casi nel 2010 e 50 nel 2011). Il peso del “rischio strada” per le lavoratrici risulta ancora più evidente se si considera che una denuncia su sei riguarda infortuni occorsi nel tragitto dalla propria abitazione al posto di lavoro. Tra gli uomini, invece, questo rapporto si dilata a uno su 12, aumentando ulteriormente nel caso degli infortuni mortali, per i quali è pari rispettivamente a uno su due per le donne e a uno su cinque per gli uomini.
Sei eventi su dieci nelle regioni del Nord. Dall’analisi territoriale risulta che gli infortuni delle donne sono percentualmente più elevati al Centro (35%), senza grossi scollamenti rispetto al resto del territorio, mentre è il Nord-Est a far registrare la più alta percentuale di infortuni mortali tra le lavoratrici (13,4%). In termini assoluti, invece, il 60,2% degli infortuni e il 52,8% dei casi mortali sono concentrati nelle regioni settentrionali. Il calo infortunistico rilevato nel 2011 rispetto all’anno precedente è stato più consistente al Sud (-6,9%), nel Nord-Est (-5,9%) e nel Nord-Ovest (-5,7%), mentre l’incremento dei decessi sul lavoro è stato più marcato al Sud (+23,1%), nel Nord-Est (+20,8%) e nelle Isole (+20%), con un aumento più contenuto nel Centro (+11%) e un dato stazionario nel Nord-Ovest.
Le lavoratrici straniere infortunate sono soprattutto rumene. Nel 2011 sono stati 30.285 gli infortuni sul lavoro che hanno interessato le lavoratrici straniere, pari al 13,1% del totale: le più colpite, con 5.667 casi, sono state quelle di nazionalità romena, seguite dalle donne marocchine (2.320 denunce) e dalle albanesi (2.037). Gli infortuni mortali, invece, sono stati 16 sugli 89 complessivi (18%).
Più lavoro al femminile nei settori meno rischiosi dei servizi. La lettura dei dati Inail in un’ottica di genere rivela che il fenomeno infortunistico è influenzato dalla diversa esposizione lavorativa di uomini e donne, confermando in particolare l’esistenza di un forte divario tra i tassi di occupazione maschili e femminili, oltre alla persistenza di una forte segregazione orizzontale per le donne. Circa i due terzi delle 725mila denunce di infortunio del 2011 vedono coinvolti gli uomini (493.469 casi contro 231.870). La gestione dell’industria e dei servizi, in cui si concentra il fenomeno infortunistico sia per le donne (86%) sia per gli uomini (91%), mostra però una sostanziale differenza dei sessi in termini di distribuzione per settori di attività economica, con una maggiore concentrazione delle donne nelle attività meno rischiose dei servizi (70% contro 40%).
Alta incidenza nelle amministrazioni pubbliche. Un ulteriore elemento di differenza è anche l’incidenza delle denunce della gestione dipendenti conto Stato, che assorbe il 10% delle denunce al femminile e solo il 2% di quelle maschili. Una sperequazione, questa, ancora più evidente se si considera che il 73% degli eventi dell’intera gestione (30.629 casi nel 2011) coinvolge proprio le donne (22.222), probabilmente a causa della maggiore presenza (circa il 55%) delle lavoratrici nelle amministrazioni pubbliche. Nelle scuole, dove nel 2011 si sono verificati oltre 14mila infortuni che hanno coinvolto gli insegnanti e i maestri degli istituti pubblici e privati, ben l’86% dei casi ha riguardato il genere femminile.
Osteo-articolari e muscolo-tendinee l’85% delle patologie. Le denunce di malattia professionale presentate dalle lavoratrici nel 2011 sono state 14mila, pari al 30,2% del totale, una percentuale che non si discosta significativamente dall’incidenza femminile sul fenomeno infortunistico (32%) e che, come per gli infortuni, è risultato costantemente in crescita nell’ultimo quinquennio (nel 2007 erano il 25%). A differenza degli infortuni, che in termini assoluti sono diminuiti, le malattie professionali, però, continuano a crescere. Il boom di denunce rilevato nel 2009, in tutte le gestioni e per entrambi i sessi, nel 2011 infatti ha solo rallentato la sua corsa, raddoppiando il dato del 2007, quando le tecnopatie denunciate dalle lavoratrici erano state poco più di settemila. A colpire i lavoratori sono soprattutto le malattie osteo-articolari e muscolo tendinee (affezioni dei dischi intervertebrali, tendiniti e sindromi del tunnel carpale), con una differenza però ben marcata tra i sessi: queste patologie, infatti, rappresentano il 58% delle denunce maschili e ben l’85% (circa 12mila) di quelle femminili. I casi di sindrome del tunnel carpale, in particolare, sono maggiori tra le donne rispetto agli uomini (3.166 contro 2.495), mentre tra le lavoratrici risultano molto contenute le segnalazioni di ipoacusie, patologie respiratorie, tumori e malattie cutanee.
Fonte: INAIL