L’analisi del portafoglio investimenti delle Generali, che ha portato a svalutazioni nette per 1,3 miliardi nel solo quarto trimestre, non sarà utilizzata dall’amministratore delegato del Leone, Mario Greco, per fare emergere eventuali responsabilità della passata gestione in quelle operazioni, realizzate con i grandi soci del Leone, che potrebbero aver arrecato danni al patrimonio della compagnia. Il vaso di Pandora che, stando alle parole dell’ex presidente delle Generali, Cesare Geronzi, avrebbe dovuto essere scoperchiato grazie all’asset review commissionata da Greco alle strutture interne della compagnia, appena dopo il suo arrivo a Trieste, rimarrà dunque ben sigillato. Eppure, anche sulla base delle ricostruzioni fatte lo scorso dicembre dall’ex vicedirettore del Corriere della Sera e oggi senatore Pd, Massimo Mucchetti, che indicava nei rapporti tra le Generali e Palladio Finanziaria uno dei punti caldi dell’audit commissionato da Greco, erano in molti ad attendersi che con l’approvazione del bilancio 2012 delle Generali, il nuovo group ceo puntasse a fare luce anche sugli aspetti più opachi delle operazioni realizzate negli anni passati dal Leone con altri grandi soci: non solo con Mediobanca, cui molti osservatori continuano ad attribuire la paternità delle scelte strategiche compiute a Trieste, ma anche con gruppi quali De Agostini e Caltagirone. Qualcuno sulla stampa aveva anche ipotizzato che le risultanze del lavoro di analisi sulle operazioni realizzate con le parti correlate avrebbe potuto essere oggetto di discussione della prossima assemblea del Leone. Così invece non sarà. Commentando con i giornalisti i risultati del 2012, Greco ha infatti escluso categoricamente che l’obiettivo dell’asset review fosse quello di fare i conti con il passato. «Non facciamo gli storici, siamo qui per gestire il presente e il futuro», ha affermato il manager, che la scorsa primavera è stato scelto dai grandi soci delleGenerali per sostituire Giovanni Perissinotto alla guida del gruppo. «Dal 2010», ha sottolineato ancora Greco, «da quando è entrata in vigore la nuova normativa sulle parti correlate, tutte le operazioni realizzate dalle Generali con i soci sono state approvate in piena trasparenza e con il parere vincolante degli amministratori indipendenti. Non so cosa si faceva prima di allora, ma non è mio dovere tornare indietro e fare dei processi alla società». L’unica concessione alla curiosità dei giornalisti circa il costo di un’eventuale svalutazione degli investimenti effettuati dal Leone nelle iniziative di private equity promosse da Palladio l’ha fatta il cfo Alberto Minali, il quale ha sottolineato che tra i 156 milioni di svalutazioni relative agli investimenti alternativi non figura la partecipazione in Vei Capital, che non è stata rettificata poiché «il fondo va bene». Mentre su come sarà gestito in futuro il portafoglio investimenti del gruppo, a cominciare dall’aumento di capitale di Rcs Mediagroup, Greco si è limitato a dire: «Toccherà ai nostri gestori decidere caso per caso, sulla base delle prospettive di ciascun investimento». (riproduzione riservata)
Ma resta sigillato il vaso di Pandora dei rapporti coi soci
di Andrea Di Biase