Francesco Barbieri, direttore di Attualità UEA spiega meglio la portata delle tematiche trattate e gli interventi dei diversi relatori che parteciperanno al convegno organizzato per il prossimo 22 marzo a Napoli da UNIONE EUROPEA ASSICURATORI e UNIVERSITÀ PARTHENOPE DI NAPOLI .
Com’è strutturato il convegno e quali finalità si pone?
Innanzitutto vorrei sottolineare il senso di fare questo convegno a Napoli – dove il caro Rc auto si configura come una questione sociale di estrema attualità e urgenza – e di farlo in partnership con l’Università Parthenope a rimarcare la volontà di Uea di affrontare le problematiche assicurative attraverso un rigoroso approccio scientifico. Posto questo, il senso del convegno è racchiuso nel titolo che costituisce l’alveo entro cui definiremo i lavori. Da un lato dunque lo straordinario impatto del costo dell’Rc auto sui budget di famiglie e imprese con la conseguente analisi dei problemi connessi alla sua sostenibilità e al nuovo fenomeno sociale dell’inadempimento dell’obbligo “per necessità”. Dall’altro il rischio che la soluzione al problema sia ricondotta alla mera disintermediazione, seguendo spinte di carattere neo-lobbistico che vanno a vantaggio di nuovi centri del “potere assicurativo”, ma che non portano un reale beneficio ai consumatori. Alla demagogica esaltazione del web come panacea del caro Rc auto, vogliamo opporre la necessità di promuovere risoluzioni strutturali capaci di agire sulla composizione delle tariffe, riconsiderando ed attualizzando la componente mutualistica nella definizione finale del premio. Parimenti, evitando quell’eccesso di profilazione che, allo stato, anziché avvantaggiare l’assicurato, lo penalizza, dando rilevanza ad attività, dati sensibili e comportamenti non direttamente connessi alla sua condotta di guida.
Il problema è complesso, quali aspetti saranno trattati nello specifico?
In primis la questione relativa al peso di oneri e tributi nella composizione del premio di polizza. Qui si tratta proprio di “togliere il velo” e rilevare chiaramente elementi troppo spesso ignorati, parlo dei tributi erariali e degli oneri di bilancio dello Stato, ma anche delle aliquote progressivamente aumentate dalle Province, che gravano in maniera significativa sulla determinazione finale del costo dell’Rc Auto per i consumatori. In sostanza l’Rc auto è stata spesso usata per riequilibrare i disastrati bilanci pubblici (statali e degli enti locali) caricandone oneri aggiuntivi sui cittadini-assicurati attraverso l’obbligo di legge ad assicurarsi. Poi analizzeremo gli effetti sul piano pratico del caro Rc auto e in particolare il suo impatto sul tessuto sociale ed imprenditoriale del Meridione, riservando un focus specifico alla pericolosità dell’elusione dell’obbligo ad assicurarsi e le implicazioni legate ai fenomeni fraudolenti e alla criminalità organizzata. Ma parleremo anche del comportamento delle compagnie in merito all’appostazione contabile delle riserve e al disinvolto sistema di calcolo del rapporto S/P delle agenzie, attraverso il metodo del combined ratio, grazie al quale il costo dei sinistri per le agenzie viene gravato di purosangue e consulenze “non propriamente o esclusivamente assicurative”, vedi riferimento alle ultime vicende giudiziarie del settore. Infine cercheremo di spiegare il senso di questa corsa alla semplificazione che, passando per la disintermediazione, sembra essere l’unica risposta al problema del caro Rc auto. Con l’aiuto di un giurista esamineremo questi nuovi soggetti del mercato – comparatori, piattaforme informatiche, consorzi e cooperative di acquisto – figure non codificate né da un punto di vista normativo né fiscale, con le conseguenze che questo può implicare per la tutela del consumatore.
In che senso Uea parla di “paradosso italiano”?
Diciamo che viene da chiedersi come sia possibile che queste forme di disintermediazione, invocate come la soluzione di un enorme problema sociale, siano ignorate dalla legge. Il paradosso si realizza laddove si pretende di risolvere una questione così complessa, da un lato iper regolamentando le attività degli intermediari professionali, e dall’altro affidando poteri taumaturgici a queste nuove figure, non normate e non sottoposte ad alcun impianto sanzionatorio specifico, che invece possono operare con estrema disinvoltura sul mercato senza chiarire quale sia il loro profilo professionale e fiscale e quali garanzie di trasparenza offrano ai consumatori.