Per le imprese assicuratrici dell’Ania (l’Associazione nazionale di categoria) l’offerta non manca e, in vista del 13 agosto, tutto sta procedendo tranquillamente. Qualche criticità esiste solo nell’area sanitaria. A sei mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo, ItaliaOggi ha fatto il punto della situazione insieme a Roberto Manzato, direttore centrale Ania.
Domanda.
Risposta. La polizza assicurativa di responsabilità civile professionale non rappresenta una novità per molte professioni coinvolte dalla riforma. Infatti, in alcuni casi la scelta di acquistare copertura assicurativa per proteggersi dalle eventuali richieste di risarcimento per danni cagionati nell’espletamento della propria attività professionale era volontaria, ma di fatto molto diffusa, in altri c’era comunque già un obbligo di legge, come per esempio nel caso di prestazioni professionali svolte nell’ambito degli appalti pubblici. Pertanto, dal lato dell’offerta si è trattato di mettere a punto un catalogo di soluzioni già esistenti con eventualmente l’inserimento di alcune garanzie richieste dalle norme, dal punto di vista della domanda ci sembra che buona parte degli ordini professionali o associazioni di professionisti si sono mosse per stipulare convenzioni con alcune imprese per fornire un servizio ai propri aderenti.
D. Ci sono stati dei problemi per arrivare ad assicurare i professionisti?
R. Eccetto il settore della r.c. sanitaria, che merita un approfondimento a parte, non si riscontrano criticità rilevanti. In alcuni casi andrebbero però definiti alcuni parametri, come il massimale minimo di copertura, per dare un contenuto più quantitativo al termine idonea copertura, come peraltro in molte occasioni si è fatto.
D. Quali problemi ci sono stati con l’area sanitaria?
R. In generale è più agevole valutare i rischi per le professioni che presentano chiari standard professionali e una giurisprudenza consolidata e costante nel tempo. Una parte delle problematiche e delle ingenti perdite economiche che il settore assicurativo ha sofferto nel settore della responsabilità sanitaria dipende infatti dall’evoluzione, non prevista all’epoca della stipulazione dei contratti, degli orientamenti giurisprudenziali sia riguardo l’attribuzione della responsabilità sia riguardo la valutazione monetaria del danno.