di Andrea Di Biase
L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, tira dritto sulla prospettata integrazione con Fondiaria- Sai e, forte del contratto in esclusiva siglato con Premafin lo scorso 29 gennaio, non sembra vedere particolari insidie sul buon esito dell’operazione. E così, incassato il via libera dei soci della compagnia bolognese all’aumento di capitale da 1,1 miliardi funzionale all’operazione FonSai, ieri il numero uno di Unipol non ha esitato a ribattere alle critiche mosse nelle ultime settimane da chi, come Sator e Palladio Finanziaria, si oppongono all’operazione. «Con il progetto Unipol entrano in FonSai 1,7 miliardi », ha affermato Cimbri ai soci di Via Stalingrado, ricordando che, oltre all’aumento da 1,1 miliardi, approvato ieri dall’assemblea di Fondiaria- Sai, la dotazione patrimoniale della compagnia beneficerà anche della fusione con Unipol Assicurazioni, che viene ricapitalizzata con 600 milioni. «Unipol Assicurazioni», ha spiegato Cimbri, «non ha bisogno di essere ricapitalizzata avendo margini industriali assolutamente congrui, ma l’immissione di capitale in Unipol Assicurazioni è il modo con cui il gruppo Unipol e il mercato portano 1,7 miliardi all’interno di FonSai». L’ad della compagnia bolognese ha inoltre sottolineato che, considerando anche l’eccesso di capitale che Unipol porta con sé, pari a 900 milioni, il rafforzamento patrimoniale di FonSai sale a 2,5 miliardi. «Ci vogliono più di 2,5 miliardi per dare alla compagnia la stesso livello di dotazione patrimoniale che offre Unipol», ha aggiunto sottolineando con un’allusione ai progetti alternativi di Sator e Palladio, che per il salvataggio di FonSai non servono «apprendisti assicuratori». Secondo Cimbri, i due investitori, che ieri nel corso dell’assemblea di Fondiaria-Sai si sono astenuti sulla delibera dell’aumento di capitale e che oggi presenteranno al mercato la propria proposta alternativa a quella dei bolognesi, non rappresentano una minaccia al progetto della «grande Unipol». «Da soli con l’8% non possono bloccare alcunché, a meno che non ci siano accordi con altri azionisti, ad oggi non conosciuti da Unipol e neanche dal mercato», ha sibilato il numero uno della compagnia delle coop. Dopo che l’Isvap ha accertato un concerto tra i due fondi «per superare il 10% in FonSai, devono ricevere l’autorizzazione da parte dell’autorità di controllo del settore assicurativo». Se tuttavia, per una qualunque ragione, la prospettata fusione tra Premafin, Fondiaria- Sai, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni dovesse venire bloccata, Cimbri si dice pronto ad andare avanti comunque con l’operazione. «Qualsiasi cosa dovesse succedere nell’assemblea FonSai, blocchi, barricate, non cambia nulla perché Unipol», che si è impegnata a sottoscrivere un aumento di capitale da 400 milioni, a lei riservato, in Premafin, «diventerà azionista di controllo di Premafin e gestirà il gruppo FonSai come un gruppo unico, come facciamo ora con Aurora». Cimbri ha manifestato ottimismo anche di fronte alla possibilità che Premafin e la famiglia Ligresti possano decidere di non rispettare l’accordo in esclusiva con Unipol. «Le parti addivengono alla firma di contratti nel pieno possesso delle loro facoltà, liberi di intendere e di volere, dopodiché firmano un contratto e si assumono un impegno». «Ci sono delle tutele ordinarie previste dal codice civile e nel deprecato caso di inadempimento contrattuale varranno in un senso e nell’altro». L’anello debole dell’operazione proposta dei bolognesi continua ad essere però la prospettata fusione di Premafin nella nuova compagnia che nascerà dall’integrazione tra FonSai, Milano e Unipol Assicurazioni. Nel corso dell’assemblea di Fondiaria-Sai, il presidente Jonella Ligresti, rispondendo ai quesiti di Sator e Palladio, ha sottolineato come «la sola incorporazione di Premafin in FonSai» comporterebbe «una riduzione di 16 punti percentuali del margine di solvibilità consolidato», cui si andrebbero sottratti altri 5 punti percentuali nel caso in cui tutti gli attuali azionisti di Premafin esercitassero «il diritto di recesso al prezzo medio del titolo Premafin negli ultimi sei mesi». Tale impatto, tuttavia, non tiene conto del beneficio sui margini legato al fatto che alla fusione parteciperà anche Unipol Assicurazioni, appositamente ripatrimonializzata, e si basa sulla «posizione debitoria di Premafin al 30 settembre 2011 senza considerare i possibili esiti della trattativa attualmente in corso per la ristrutturazione del debito». Proprio su quest’ultimo punto, ieri Cimbri ha fatto sapere di aver proposto alle banche creditrici della holding, coordinate da Unicredit, una modifica al piano di ristrutturazione del debito da 368 milioni di Premafin. Finora lo schema prevedeva il riscadenzamento di una tranche da 218 milioni e l’emissione di un prestito convertendo da 150 milioni. Ora Unipol propone di incrementare l’importo del convertendo, che ai fini di Solvency vale come equity, fino a 225 milioni, facendo scendere il debito a 143 milioni. La compagnia bolognese si è inoltre detta disponibile a rilevare una quota del convertendo per circa 75 milioni, alleggerendo l’impegno per le banche. Questa nuova proposta, ha spiegato Cimbri, è stata apportata «non per facilitare il consenso» dei creditori, ma perché «ci piace aumentare la nostra partecipazione» nella nuova compagnia «e avere una Premafin più equilibrata». Il cda di FonSai, che venerdì scorso ha approvato un piano industriale stand alone funzionale alla definizione dei concambi (vedere tabella in pagina), si è portato avanti nel caso l’operazione con i bolognesi non dovesse decollare, per procedere comunque al rafforzamento patrimoniale da 1,1 miliardi chiesto dall’Isvap. «Se anche la fusione con Unipol non dovesse andare in porto», ha spiegato Jonella Ligresti, «la delibera sull’aumento sarebbe comunque valida». Sarebbe da rifare, invece, il consorzio di garanzia per l’operazione, visto che la disponibilità di Mediobanca e delle altre banche è al momento legata al progetto Unipol. «Come presidente di Fondiaria-Sai», ha chiarito la Ligresti, «mi sento ragionevolmente serena nel rassicurarvi che le condizioni di mercato attuali ci consentirebbero di realizzare l’operazione di aumento di capitale anche se svanisce la fusione con Unipol». L’aumento stand alone «dovrebbe però essere nuovamente autorizzato da Isvap», visto che si tratterebbe di «uno scenario al momento non contemplato ». Il via libera all’operazione Unipol rimane comunque condizionato all’esenzione da parte della Consob dell’opa su Premafin e a cascata su FonSai e Milano Assicurazioni. Su questo punto Cimbri ha rassicurato i soci della compagnia bolognese. «Se la Consob valuterà che sussistono i presupposti per l’esenzione, se le autorità di vigilanza (Isvap, Antitrust e Banca d’Italia) daranno le autorizzazioni necessarie, solo in quel momento ci sarà l’aumento di capitale Premafin e andremo a chiedere soldi ai nostri azionisti», ha concluso Cimbri.