di Andrea Di Biase
L’obiettivo di arrivare ai cda di Fondiaria-Sai e Unipol del 15 marzo con un’ipotesi di concambio per la fusione continua a essere ben presente ai vertici delle due compagnie, che ieri mattina si sono riuniti a Milano per dare inizio ai lavori sul piano industriale congiunto (dovrebbe essere pronto entro metà aprile). Tuttavia, anche se fonti vicine a FonSai hanno definito «realistica» la possibilità di arrivare ai cda del 15 con i concambi definiti, altre fonti ritengono invece che questa operazione richiederà più tempo del previsto. La complessità dell’operazione, dovuta anche al fatto che la fusione riguarderà ben 5 titoli quotati (FonSai ordinarie e risparmio, Milano Assicurazioni ordinarie e risparmio, Premafin ordinarie) e una società non quotata (Unipol Assicurazioni), avrebbe infatti spinto alcuni consiglieri di FonSai a chiedere maggiori approfondimenti prima di arrivare alla definizione di un’ipotesi di concambio, sebbene preliminare. Uno slittamento rispetto alla tabella di marcia, anche se a Bologna non sembrano essere troppo preoccupati al riguardo, potrebbe tuttavia avere conseguenze impreviste per l’operazione. Se infatti il rapporto di scambio, seppur in forma di «forchetta», fosse pronto per l’assemblea di FonSai del 19 marzo, gli azionisti chiamati a deliberare sull’aumento di capitale da 1,1 miliardi potrebbero avere un elemento in più per decidere cosa fare. Se invece la definizione del concambio dovesse slittare, su questa potrebbero avere voce in capitolo, seppur in modo indiretto, anche Sator e Palladio Finanziaria. I due investitori, che assieme detengono l’8% di FonSai, hanno infatti i numeri per eleggere, in occasione dell’assemblea di bilancio di fine aprile, il presidente del collegio sindacale. Una figura che potrebbe avere un ruolo chiave, almeno in termini di vigilanza sugli atti degli amministratori, al momento della definizione del progetto di fusione. Ieri, intanto, Unipol ha messo a segno un nuovo importante passo verso l’integrazione con FonSai, grazie all’intesa di massima raggiunta da Premafin e dalle sette banche creditrici sulla ristrutturazione del debito da 368 milioni della holding. Come anticipato ieri da Milanofinanza.it, l’accordo prevede il riscadenzamento del debito sia nel caso in cui si dovesse procedere alla fusione di Premafin con FonSai, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni, sia che la holding dovesse rimanere in «stand alone». Nel dettaglio, se si procedesse, come auspicato da Unipol, con la fusione a quattro, circa 218 milioni di debiti saranno riscadenzati al 2018, mentre una tranche da circa 150 milioni sarà trasformata in un prestito convertendo (quindi con conversione obbligatoria alla scadenza) in azioni della nuova compagnia assicurativa, della durata di tre anni. Il bond sarà emesso alla pari e dunque le banche non registreranno alcuna minusvalenza sui propri libri. Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, Premafin non dovesse essere fusa con le tre compagnie assicurative, tutto l’indebitamento di 368 milioni sarà riscadenzato al 2020 e non al 2022 come era stato proposto lunedì scorso dai vertici della holding in accordo con Unipol. L’intesa raggiunta, che sarà ora formalizzata in una «highly confidential letter», dovrà ora essere ratificata dai competenti organi delle banche creditrici, che hanno comunque già espresso un gradimento di massima all’accordo, e dovrà infine essere approvato dal cda di Premafin in calendario il 15 marzo. La holding, con l’accordo di Unipol, ha inoltre accettato che alle banche rimanga in pegno circa il 30% del capitale di Fondiaria- Sai. Una partecipazione, quella data in garanzia, destinata comunque a diluirsi nell’ambito dell’aumento di capitale da 1,1 miliardi che sarà lanciato da Fon- Sai nella prossime settimane. Nel corso dell’incontro di ieri i legali delle banche avrebbero inoltre sconsigliato gli istituti di credito dal trattare le proprie singole posizioni debitorie con la cordata formata da Sator e Palladio, demandando ogni eventuale contatto con i due investitori al cda di Premafin. I legali avrebbero tuttavia sottolineato come, in virtù dell’accordo in esclusiva con Unipol, anche il cda della holding non ha la possibilità di prendere in considerazione l’offerta di Arpe e Meneguzzo. (riproduzione riservata)