Andrea Di Biase
L’accordo vincolante siglato lo scorso 29 gennaio con Unipol rappresenta una garanzia per la continuità aziendale di Premafin e per evitare il commissariamento da parte dell’Isvap di Fondiaria-Sai. Ciononostante in procura a Milano, dove il pm Luigi Orsi sta indagando su eventuali danni patrimoniali arrecati a FonSai dalle operazioni realizzate con le società della famiglia Ligresti, non sembrano escludere a priori la possibilità che, se i tempi del salvataggio da parte della compagnia bolognese dovessero allungarsi ulteriormente, possa essere presa in cons i d e r a z i o n e l’ipotesi di presentare un istanza di fallimento nei confronti della stessa Premafin. Un po’ come accaduto nella vicenda San Raffaele, quando nonostante il piano di salvataggio predisposto dallo Ior e dal gruppo Malacalza, la procura avanzò istanza di fallimento al Tribunale, che però la respinse subordinando ad alcune condizioni il salvataggio dell’ospedale fondato da don Verzè. Parlare dunque di possibile fallimento di Premafin, almeno in questa fase, è forse prematuro. Tuttavia, almeno da un punto di vista contabile, la situazione della holding presieduta da Giulia Ligresti, se non andasse in porto il piano Unipol (o eventualmente quello di Sator e Palladio), sarebbe gravissima. A fronte di un debito di 368 milioni (che le banche si sono impegnate a ristrutturare solo nell’ambito del piano Unipol) l’unico asset su cui può contare Premafin è il 36% di FonSai, iscritto a bilancio per circa 1 miliardo, ma che alle attuali quotazioni vale circa 168 milioni. Se fossero esatte le indiscrezioni secondo cui l’impairment effettuato dagli advisor della holding avrebbe indicato in 4 euro per azione il fair value del pacchetto FonSai, nonostante la svalutazione da quasi 400 milioni che la holding sarebbe chiamata a effettuare, il valore dell’attivo sarebbe comunque superiore a quello dei debiti ma, a fronte della mancanza di dividendi da parte della controllata, difficilmente Premafin potrebbe trovare le risorse per fare fronte agli interessi sul debito. L’unica strada, come ribadito dalla stessa holding in una nota, rimane l’accordo con Unipol, che garantisce la rinegoziazione del debito con le banche, la ricapitalizzazione di Premafin e a cascata quello di Fondiaria- Sai. Un passaggio fondamentale verso il salvataggio ci sarà domani, quando il cda della holding approverà i conti 2011 e convocherà l’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol. Il cda sarà inoltre chiamato ad approvare l’intero piano di risanamento redatto ai sensi dell’articolo 67 della Legge Fallimentare. In tal modo i soggetti coinvolti nel salvataggio, a partire dalle banche, si tuteleranno di fronte a possibili azioni revocatorie o, nell’ipotesi estrema e se il piano dovesse saltare, eventuali accuse di bancarotta preferenziale. Il cda di Premafin si è riunito anche nella giornata di ieri per predisporre la lista in vista dell’assemblea del 24 aprile di FonSai chiamata a rinnovare l’intero cda. Nessun colpo di scena nella scelta dei candidati. Si va dunque nel segno della continuità; nella lista figurerebbe dunque anche Jonella Ligresti, che dovrebbe così essere riconfermata alla presidenza della compagnia. (riproduzione riservata)