Anche Premafin, controllante di Fondiaria-Sai, sembra nutrire qualche dubbio sull’ammontare dell’aumento della compagnia di assicurazione fissato nell’ambito del piano Unipol. Così, dopo il cda di ieri, come informava una nota sollecita da Consob, il presidente e ad di Premafin, Giulia Ligresti, ha chiesto agli amministratori di Fonsai di valutare «se, sulla base di un aggiornamento della situazione di solvibilità consolidata, ritenga di confermare o meno agli azionisti la quantificazione del deliberando aumento di capitale». L’asticella della ricapitalizzazione della società, in virtù delle migliori condizioni di mercato, potrebbe scendere da 1,1 miliardi a 900 milioni. Il cda di Premafin ha poi preso atto che vi è stato «un avanzamento dello stato delle negoziazioni» con le banche finanziatrici relative all’accordo di ristrutturazione del debito della società sempre nell’ambito del piano Unipol. Ancora, il consiglio ha affidato ulteriori consulenze nell’abito dell’integrazione con Unipol. Ezio Maria Simonelli, partner dello studio tributario Simonelli Associati, coadiuvato da Stefano Caselli, professore della Bocconi, ha ricevuto incarico «di certificare la ragionevolezza del piano di risanamento di Premafin in corso di approntamento», mentre è stato rafforzato l’incarico al professor Maurizio Dallocchio, già consulente sui rapporti di concambio. Intanto, va segnalato che scade oggi il tempo per la risposta di Premafin a Sator e Palladio, che, con in mano poco più dell’8% di Fonsai, nei giorni scorsi hanno presentato un piano di riassetto del gruppo Ligresti alternativo rispetto a quello di Unipol. Sale la sensazione che la holding dei Ligresti, barricandosi dietro l’esclusiva siglata con la compagnia bolognese, possa decidere di non rispondere, mentre non è ancora chiaro se Palladio e Sator concederanno o meno una proroga. Ieri, a Milano, i due timonieri delle società, Roberto Meneguzzo da una parte e Matteo Arpe dall’altra, si sono incontrati per fare il punto della situazione.