di Anna Messia
Si sa che le donne sono prudenti alla guida, si ammalano meno e vivono in media più a lungo degli uomini. Ma tra qualche mese, per stipulare una polizza Rc Auto, oppure per sottoscrivere un contratto assicurativo sulla malattia o ancora per garantire agli eredi un capitale in caso di decesso dovranno pagare esattamente quanto gli uomini. L’effetto l’hanno calcolato i ricercatori dell’Oxera di Oxford secondo i quali ci sarà un aggravio di circa il 30% per le polizze Vita e di oltre l’11% di quelle Rc Auto. Qual è il motivo? Il tutto è partito quasi per sfida, dal ricorso di un’associazione di consumatori belga, la Test Achats che, nel nome di una non meglio definita parità sessuale, nel 2009 ha portato la questione della differenziazione dei premi assicurativi tra uomini e donne davanti alla Corte di giustizia europea. Sciovinisti? Misogini? Fatto sta che, a sorpresa, i giudici di Lussemburgo, a marzo del 2011, hanno accolto il loro ricorso stabilendo che, dal prossimo dicembre, nonostante sia accertato che le donne siano meno rischiose degli uomini agli occhi di un assicuratore, nessuna compagnia d’Europa potrà ancora prevedere prezzi più convenienti per le donne, che saranno così discriminate nel nome della parità. La rivoluzione che si preannuncia non solo avrà conseguenze negative per le donne, ma rischia di essere molto impegnativa anche per le imprese. Perché gli effetti andranno ben oltre il semplice ritocco tariffario necessario per riequilibrare i prezzi tra i due sessi. «Alle compagnie non basta dire alziamo un po’ la tariffa delle donne e abbassiamo un po’ quella dei maschi», spiega Sergio Pollini, responsabile dell’Osservatorio compliance di Iama Consulting, che sul tema ha organizzato un convegno lo scorso 8 marzo a Milano, «Con la tariffa unisex si aprono seri problemi tecnici. I premi delle compagnie finora sono stati stabiliti prendendo a riferimento serie storiche sull’Rc auto e sulla Vita, differenziate per sesso. Non è facile quindi reperire dati aggregati e di conseguenza non sarà semplice determinare con precisione le nuove tariffe che dovranno valere per tutti». Anche sul fronte organizzativo l’impegno non sembra meno rilevante considerando che tutti i sistemi di gestione delle compagnie considerano il sesso una variabile importante nella determinazione delle tariffe. Bisognerà quindi rivedere i software, oltre che modificare le politiche commerciali. Ma non c’è solo questo. Dall’applicazione della sentenza, alla quale lo scorso dicembre hanno fatto seguito linee guida della Commissione europea, potrebbero sorgere anche problemi legali. Le linee guida hanno stabilito che l’obbligo di applicazione della tariffa unisex vale soltanto per i nuovi contratti. Mentre le vecchie tariffe, che fanno distinzione di sesso, potranno continuare a valere per un vecchio contratto pluriennale o anche per una polizza che può essere rinnovata tacitamente . Ma su quest’ultimo punto c’è ancora un po’ di confusione. L’Ue, per esempio, non ha precisato se le polizze Rc Auto (che per definizione scadono ogni anno) siano da considerarsi nuovi contratti. Sembrerebbe di no, secondo l’Isvap, a meno che la tariffa rimanga immutata rispetto all’anno precedente (eventualità, in verità, piuttosto rara). Incertezza che potrebbe essere foriera di una pioggia di ricorsi legali. Anche questi destinati a far lievitare i costi. (riproduzione riservata)