Intesa Sanpaolo fa pulizia di bilancio: chiude il 2011 con una perdita di 8,19 miliardi a causa di 10,2 miliardi di svalutazioni. Ma premia gli azionisti distribuendo un dividendo di 5 centesimi per azione. E il mercato applaude ai buoni risultati operativi realizzati dal gruppo: dopo una mattinata incerta e un tuffo in negativo, la diffusione dei conti ha fatto volare il titolo che ha chiuso sui massimi di seduta in rialzo del 4,01% a 1,55 euro, a fronte di un indice Ftse/Mib piatto. Meglio ancora hanno fatto le risparmio, che sono schizzate del 9,11%, a 1,35 euro, Le parole dell’ad Enrico Cucchiani di non amare le azioni risparmio hanno riacceso la speculazione su una possibile conversione. In sede di conference con i giornalisti, a Borsa chiusa, però l’ad ha precisato però che «le risparmio non rientrano nel calcolo dei coefficienti Tier 1» e quindi «sono una fonte di capitale inefficiente» per il gruppo, ma in merito a una possibile conversione ha risposto: «Nessuno di noi ha allo studio operazioni in tal senso». Tornando al bilancio dello scorso anno, Cucchiani ha detto: «Il 2011 è stato un anno molto positivo. Abbiamo un bilancio solido, una base di patrimonializzazione eccellente e abbiamo superato tutti i test Eba e non solo». Il core tier 1 si è attestato al 10,1%, il tier 1 ratio all’11,5%. L’ad ha poi aggiunto che «i risultati sono veramente brillanti», attribuendo il merito al precedente management – ma approfittando per fare pulizia di bilancio – e che « la banca è ben posizionata per cogliere sfide future e le opportunità che si dovessero presentare». Cucchiani ha poi precisato che «le rettifiche, nate da operazioni carta contro carta, hanno solo un impatto contabile e nessun riflesso su cash-flow, liquidità, solidità, coefficienti patrimoniali e redditività prospettica». Il grosso della rettifica è legato alla fusione con il San Paolo, mentre un’altra parte deriva dall’acquisto di CariFirenze e dalla controllata in Egitto Bank of Alexandria che è stata svalutata completamente ai valori di libro. I Intesa ha inoltre svalutato di 251 milioni la partecipazione dell’11,62% detenuta in Telco, portando così il valore in bilancio della quota a 140 milioni di euro, mentre a fine 2011 i titoli governativi greci in portafoglio erano 269 milioni., dopo una svalutazione complessiva di circa il 75% del valore nominale. Tolte le svalutazioni, Intesa ha chiuso il 2011 con un utile netto normalizzato di 1,93 miliardi, in calo del 17,1%, mentre nel solo quarto trimestre i profitti sono stati di 265 milioni (-38,5%).
Buone notizie per gli azionisti. Nonostante la perdita, il consiglio di gestione ha deliberato la distribuzione di un dividendo di 5 centesimi cash sia per le ordinarie sia per le risparmio (più basso dagli 8 e 9,1 centesimi dello scorso anno) attingendo alle riserve per 822 milioni. Lo stacco cedola è slittato però al 18 giugno in quanto l’assemblea si terrà a fine maggio per tener conto delle novità del Milleproroghe. «Per l’ammontare complessivo ci collochiamo al settimo posto tra le banche europee, al terso come dividend yield e al secondo come pay out», precisa Cucchiani. Tirano un sospiro di sollievo anche le fondazioni, che avevano dubbi sul pagamento della cedola di quest’anno e dei prossimi esercizi. E un apprezzamento è arrivato in serata dalla Compagnia di San Paolo, principale azionista di Intesa. «Il dividendo 2011 rappresenta il floor» per la banca, ha rassicurato il banchiere che poi ha aggiunto che per quel che riguarda le performance della banca «ci impegniamo a superare le aspettative». Intanto, si è appreso ieri che gli obiettivi quantitativi del gruppo indicati nel piano 2011-2013/15 (approvato il 5 aprile 2011) «chiedono una revisione». Resta confermato però l’obiettivo del 10% di core tier1, nonché quello di un coefficiente Eba superiore al 9%, a fronte dell’impegno a distribuire nell’orizzonte temporale del business plan un dividendo per azione in contanti non inferiore a quello corrisposto a valere sull’esercizio 2011. Nonostante un contesto sfavorevole, lo scorso anno i proventi operativi netti sono cresciuti dell’1,5% a 16,8 miliardi, con un’accelerazione nel quarto trimestre, dove sono aumentati del 12,2%, a 4,26 miliardi, mentre gli interessi netti dei 12 mesi sono saliti dello 0,8% a 9,78 miliardi. Indicazioni positive arrivano dal trimestre in corso: « L’utile netto crescerà a doppia cifra rispetto allo scorso anno», ha anticipato l’ad, che poi ha escluso una crescita per linee esterne e un eventuale aumento di capitale. Su Fideuram (dove ieri Enrico Salza è stato designato nuovo presidente) ha detto: «Sono riluttante» all’idea di quotarla o fare uno spin-off: «È meglio tenerla salda in pugno».