di Andrea Di Biase
Si allarga l’inchiesta della procura di Milano sul gruppo Ligresti e, almeno stando alle prime impressioni degli inquirenti, lo stato di dissesto finanziario della catena Sinergia-Premafin- FonSai potrebbe avere contorni anche più allarmanti e complicati rispetto a quelli che hanno portato al crack del San Raffaele. La grande differenza rispetto al dissesto dell’ospedale fondato da don Verzè, hanno spiegato fonti giudiziarie a MF-Dow Jones, è che il gruppo Ligresti, che in assenza di un cavaliere bianco si troverebbe di fatto in una situazione di insolvenza lungo tutti i livelli della catena partecipativa, ha la concreta possibilità di salvarsi grazie alla prospettata integrazione con Unipol. La complessità di questa operazione, caratterizzata da un lungo e complesso iter autorizzativo, avrebbe tuttavia persuaso la procura a monitorare con attenzione l’evolversi della situazione, anche se l’attenzione degli inquirenti è al momento rivolta prevalentemente agli anni della gestione Ligresti. Il sostituto procuratore Luigi Orsi, che dall’estate del 2010 sta indagando sull’assetto azionario di Premafin e sull’andamento anomalo del titolo della holding al tempo dell’ingresso nel capitale di Vincent Bollorè e del successivo accordo della famiglia Ligresti con Groupama (poi decaduto di fronte allo stop imposto dalla Consob), avrebbe infatti esteso il perimetro dell’inchiesta accendendo un faro anche sulle operazioni realizzate da Fondiaria-Sai con le parti correlate, al fine di verificare la sussistenza di eventuali danni patrimoniali arrecati alla compagnia assicurativa nonché la possibile incompletezza dell’informativa resa al mercato. Per ora l’unica ipotesi di reato al vaglio della Procura rimane quella prevista dall’articolo 170-bis del Testo unico della finanza, ovvero l’ostacolo alle funzioni di vigilanza della Consob, per la quale da oltre un anno e mezzo è indagato il solo Salvatore Ligresti, a causa dell’atteggiamento reticente tenuto nel corso di un audizione di fronte all’authority sui movimenti nell’azionariato di Premafin. Alla luce degli approfondimenti in corso, non è tuttavia escluso che le ipotesi di reato possano estendersi ad altre fattispecie: dal falso in bilancio all’insider trading fino alla manipolazione del mercato. Al centro delle verifiche condotte da Orsi, che nei giorni scorsi ha ascoltato i sindaci e i revisori di Premafin e Fondiaria-Sai e che ieri ha sentito per circa tre ore il dg della holding, Andrea Novarese, ci sarebbero in particolare le transazioni nel settore immobiliare realizzate dalla compagnia assicurativa con le società della famiglia Ligresti. Sotto la lente della Procura sarebbero finiti anche i 40 milioni corrisposti nel periodo 2003-2010 da FonSai a Salvatore Ligresti a fronte di consulenze prestate da quest’ultimo sempre in campo immobiliare. Tutti episodi di cui era stato dato conto nel prospetto informativo relativo all’aumento di capitale da 450 milioni di Fondiaria- Sai del giugno 2010, a fronte dei quali, però, il fondo Amber aveva chiesto ulteriori spiegazioni in una denuncia presentata lo scorso ottobre al collegio sindacale. Proprio a seguito della risposta dei sindaci ad Amber (la relazione integrale è disponibile su milanofinanza.it), il cda di FonSai di lunedì ha affidato al comitato degli amministratori indipendenti il compito di verificare, anche con l’assistenza di consulenti, l’esistenza di eventuali profili di criticità legati a tali operazioni. Nella sua relazione il collegio sindacale, pur sottolineando che in alcuni casi non sarebbero state seguite le corrette procedure deliberative in tema di parti correlate (in questo avrebbe avuto un ruolo centrale l’ex ad Fausto Marchionni), non ha espresso un giudizio di totale censura nei confronti degli amministratori, chiedendo però al cda di procedere a ulteriori approfondimenti. Nel caso delle consulenze pagate a Ligresti, ad esempio, i sindaci hanno sottolineato come nel dicembre 2011 FonSai abbia acquisito un «parere legale del professor Franco Bonelli e dell’avvocato Roberto Cera, i quali hanno concluso affermando la sostanziale assenza di violazioni di legge», ma allo stesso tempo hanno chiesto al cda di acquisire un «parere di congruità degli importi versati all’ingegner Ligresti a fronte dell’attività svolta nel corso degli anni». Ciononostante la Procura di Milano vuole comunque vederci più chiaro. Il sospetto degli inquirenti è che le operazioni infragruppo abbiano avuto l’effetto di spogliare il patrimonio della compagnia assicurativa di risorse che sarebbero così finite alle società della famiglia o direttamente ai suoi componenti. Al centro delle indagini della magistratura milanese ci sarebbero anche la reale composizione dell’azionariato di Premafin, dopo che la Consob ha scoperto che il 20% del capitale della holding fa riferimento a due trust off-shore riconducibili allo stesso Salvatore Ligresti, ed eventuali alterazioni del corso del titolo legate proprio a questa struttura azionaria. I magistrati sarebbero inoltre interessati a capire se i circa 2 miliardi di rosso accumulati dal gruppo Fondiaria-Sai nel 2010 e nel 2011 siano il frutto di accadimenti legati agli ultimi due esercizi o se invece possano essere perdite pregresse e occultate. Con riferimento all’esercizio 2011, chiuso con un rosso consolidato di poco superiore a 1 miliardo, ieri FonSai ha diramato un lungo comunicato in cui, su richiesta della Consob, ha anticipato alcune parti della nota integrativa al bilancio consolidato in cui sono illustrati i principali elementi che hanno a contribuito a determinare il risultato negativo. Questa analisi ripercorre in gran parte l’esauriente disamina svolta di fronte ai soci lo scorso 19 marzo dall’ad Emanuele Erbetta. In quella sede il manager aveva sottolineato come la perdita fosse legata prevalentemente alla necessità di rivalutare in modo consistente le riserve sinistri del ramo Rc Auto per circa 810 milioni. Tale rivalutazione, aveva spiegato Erbetta, era in parte legata alla sentenza con cui lo scorso giugno la Corte di Cassazione aveva imposto alle compagnie assicurative di utilizzare su tutto il territorio nazionale le più onerose tabelle per la liquidazione del danno non patrimoniale del Tribunale di Milano. A questo si era aggiunta anche la necessità, segnalata dall’Isvap, di adeguare i modelli statistico-attuariali per la valutazione delle riserve alle migliori pratiche di mercato. A pesare sul risultato 2011 hanno contribuito inoltre le svalutazione immobiliari per 342 milioni (di cui 76 milioni di ammortamenti di periodo) e di titoli (azionari, obbligazionari e fondi comuni) per 373 milioni, nonché l’impairment per 101 milioni sull’avviamento di Popolare Vita, la joint venture con il Banco Popolare. Sul fronte dell’operazione Unipol, un portavoce di Premafin ha sottolineato che «non ci sono fatti nuovi che possano modificare il percorso finalizzato alla realizzazione del progetto di integrazione con la compagnia bolognese». L’operazione va dunque avanti. Nella serata di ieri gli advisor di Premafin avrebbero consegnato l’impairment test sulla partecipazione in FonSai, necessario al cda della holding di venerdì 30 per approvare il bilancio 2011 e per convocare l’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale riservato ai bolognesi. Il board di Premafin si riunirà anche nella giornata odierna per definire la lista di candidati per il rinnovo del cda di FonSai. Secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, in seno alla famiglia Ligresti sarebbero in corso riflessioni sulla possibilità di effettuare fin da subito un passo indietro nella governance della compagnia. Se così fosse, Jonella Ligresti potrebbe rinunciare alla candidatura a
lla presidenza di FonSai, che in tal caso potrebbe essere affidata a un professionista di primario standing quale figura di garanzia. (riproduzione riservata)