Dopo l’uscita di scena dal palcoscenico della finanza italiana prima di Antoine Bernheim e poi di Cesare Geronzi, si sfalda il gruppo dei soci esteri di Mediobanca, capitanati da Vincent Bolloré. Il periodo di difficoltà finanziarie che sta attraversando Groupama, che insieme con Financière du Perguet di Bolloré fa parte degli azionisti del gruppo «C», non è altro che la classica goccia che fa traboccare il vaso.
La tempistica non è ancora chiara, ma nessuno ormai si stupirebbe se, in un’ottica di medio termine, i soci esteri di Piazzetta Cuccia (ora al 10,93% interamente apportato al patto di sindacato) cominciassero a fare un passo indietro. In base al patto, appena rinnovato per i prossimi tre anni, la partecipazione da cedere dovrà essere offerta pro-quota agli altri partecipanti. L’indiziata numero uno per un’uscita dal gruppo degli azionisti esteri è Groupama, che proprio ieri ha annunciato di avere archiviato il 2011 con una perdita netta di 1,76 miliardi, contro l’utile di 398 milioni del 2010.
A pesare come un macigno è stata soprattutto la «tragedia» greca, che ha comportato svalutazioni a bilancio per 1,55 miliardi rispetto all’ammontare totale di 3 miliardi. Da qui la possibilità, prospettata sempre ieri dal ceo Thierry Martel ai giornalisti, di cedere almeno parte delle partecipazioni nelle francesi Société Générale e Veolia Environnement, e in Mediobanca.
Si tratta infatti di quote, ha precisato Martel, «non destinate a restare per sempre all’interno del bilancio di Groupama». E dato lo spasmodico attaccamento dei francesi al loro Paese, fra le tre partecipazioni quella a maggior rischio di imminente cessione sembra proprio Piazzetta Cuccia. Poco importa se la compagnia assicurativa d’Oltralpe, con il recente rinnovo dell’accordo, ha sfruttato la disdetta degli spagnoli di Santander per apportare anche l’1,8% non ancora vincolato. Il complessivo 4,93% di Mediobanca detenuto da Groupama sembra ormai essere destinato a ridimensionarsi inesorabilmente. La scelta sembra indissolubilmente legata alla progressiva perdita di potere dell’asse finanziario che fino a meno di un anno fa univa Bolloré e Jean Azema. Quest’ultimo, l’ottobre scorso, è stato spodestato dal trono di numero uno indiscusso di Groupama (anche a causa delle non semplici condizioni finanziarie della compagnia assicurativa) mentre il finanziare bretone – nel frattempo salito al 6% di Mediobanca, esercitando per intero la facoltà attribuita dal patto – sembra muoversi ormai in maniera piuttosto isolata, anche per l’uscita dalla scena finanziaria degli amici Bernheim e Geronzi. Sembra passato un secolo dall’addio a Mediobanca di Vincenzo Maranghi, nel 2003.