Un mix tra il dividendo più che dimezzato a 20 centesimi e un risultato netto 2011 inferiore alle attese, a 856 milioni, soprattutto per le svalutazioni su Telco e bond greci. Queste le motivazioni che, secondo gli esperti di mercato, spiegherebbero il forte calo di Borsa di ieri (i numeri del 2011 sono stati annunciati due giorni fa a mercato chiuso) delle azioni Generali: -4,63% a 12,56 euro. E ciò sebbene ieri, in occasione della conference call sui numeri, il management del Leone abbia nuovamente smentito la possibilità di un aumento di capitale. Anche nel caso – altamente probabile – in cui il finanziere Petr Kellner, nel 2014, dovesse esercitare l’opzione put sul 49% della joint venture Ppf. «Non è un debito di gioco – ha dichiarato il direttore finanziario Raffaele Agrusti con riferimento alla put – ma un’importante acquisizione che apporterà significativi benefici al gruppo. Il costo stimato era di 2,7 miliardi e questo è il nostro target e l’obiettivo di solvency I, con l’operazione, è di 140. Ci arriveremo con una combinazione di vari elementi: i redditi ritenuti, l’eventuale ingresso di nuovi partner e l’utilizzo di capitali esistenti . Ci arriveremo con capitali nostri nel 2014». I minori dividendi che quest’anno finiranno nelle tasche degli azionisti (l’anno scorso la cedola era stata di 45 centesimi) sarebbero dunque da considerare un po’ come fieno in cascina in vista del possibile esborso, che secondo alcuni analisti potrebbe raggiungere i 3 miliardi. In ogni caso, il ceo di Generali, Giovanni Perissinotto, ha detto di essere «ragionevolmente fiducioso sul fatto che non ci saranno altri drammatici shock nel 2012» sul risultato non operativo ed è su queste basi che il gruppo ha deciso di distribuire una cedola. La politica di dividendo di Generali, ha precisato Perissinotto, si pone l’obiettivo di considerare tutte le necessità di capitale, «compresi i costi relativi al potenziale esercizio dell’opzione put». Tra l’altro, ha aggiunto il ceo, «esistono varie possibilità su Generali Ppf che ci danno maggiore flessibilità. Vari intermediari finanziari ci chiedono di prendere una partecipazione. Ci sono varie offerte e ci stiamo riflettendo». L’unica motivazione che potrebbe giustificare un aumento di capitale è una grande acquisizione. «Solo un’operazione di espansione di grandi dimensioni ed elevata intensità di capitale – ha spiegato Perissinotto – potrebbe eventualmente giustificare la richiesta di un contributo ai nostri azionisti». Dopo i conti annuali di Generali, intanto, Fitch ha fatto sapere che non vede la necessità di intervenire nel breve termine sul rating «A-» anche se l’outlook resta negativo e legato all’evoluzione della crisi del debito sovrano (cui Generali è esposta per oltre 50 miliardi).