di Andrea Di Biase
E’ corsa contro il tempo sulla comfort letter non vincolante relativa al piano di ristrutturazione del debito di Premafin che Unipol sta aspettando da parte delle sette banche creditrici della holding cui fa capo il 36% di Fondiaria-Sai. I vertici della compagnia puntano a ottenere un via libera di massima dagli istituti creditori, guidati da Unicredit con il ruolo di banca agente, entro venerdì 16, quando dovrebbe riunirsi il cda di Premafin per deliberare sull’accordo di ristrutturazione del debito da 368 milioni. In linea di principio le banche, a partire da Unicredit e Mediobanca, hanno già condiviso gran parte del piano, che prevede il riscadenziamento al 2018 di una tranche da 218 milioni e la trasformazione in un prestito convertendo in azioni della compagnia che nascerà dalla fusione a quattro della risultante tranche da 150 milioni. Prima di dare l’ok alla comfort letter, che costituirà poi la base per la delibera dei competenti organi delle banche, i creditori attendono però ulteriori dettagli sull’operazione Unipol. Nella serata di venerdì 9 marzo le banche avrebbero ricevuto dalla compagnia bolognese una informativa sugli aspetti industriali dell’intregrazione, ma la genericità dei dati forniti avrebbe spinto alcune banche a chiedere un’informativa maggiormente dettagliata. Nella documentazione presentata agli istituti di credito (oltre a Unicredit e Mediobanca ci sono anche Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Bpm, Cariparma e Ge-Interbanca) Unipol avrebbe i n d i c a t o solo alcuni aspetti dell’operazione, alcuni dei quali già noti al mercato, come ad esempio la quota di mercato aggregata dell’entità post-fusione (32% nel ramo danni con una raccolta premi di 11 miliardi, 10,75% nel ramo vita con 9,6 miliardi di premi e la posizione di leadership nella Rc Auto con il 36% del mercato), il numero di clienti (circa 14 milioni) e dipendenti (più di 10 mila considerando anche i collaboratori). Nessun dettaglio sarebbe tuttavia stato indicato in merito alle sinergie attese dall’integrazione. Un elemento che alcuni istituti ritengono importante conoscere prima di dare via libera al piano di ristrutturazione, considerato che il debito della holding sarà scaricato sulla nuova compagnia che nascerà dalla fusione a quattro. Per ora, ufficialmente il piano industriale integrazione di Unipol è stato presentato solo all’Isvap, ma è possibile che, alla luce della richiesta delle banche, l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, decida di fornire altri elementi di dettaglio ai creditori. L’obiettivo rimane quello di arrivare alle delibere definitive delle banche sull’accordo entro gli ultimi giorni di marzo. Sullo sfondo continua ad aleggiare la proposta concorrente di Sator e Palladio, che Premafin, essendo vincolata all’esclusiva con Unipol fino al 30 giugno non potrebbe in questa fase prendere in considerazione. Un segnale di apertura nei confronti dell’offerta dei due concorrenti sembrava essere arrivato da parte del ceo di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, che nel corso della giornata di ieri, con riferimento alla proposta di Sator e Palladio, aveva commentato: «I piani è sempre bene che siano comunicati e che siano visti e giudicati per quello che sono e per quello che valgono». Ma anche alla luce del parere legale ricevuto dagli istituti di credito in merito all’esclusiva con Unipol, difficilmente le banche decideranno di muoversi senza il consenso della holding per prendere in considerazione la proposta alternativa a quella di Bologna. (riproduzione riservata)