di Andrea Di Biase
Tanti numeri, ma forse una sola indicazione chiave è emersa nella conferenza telefonica con cui Matteo Arpe, affiancato da Roberto Meneguzzo, Giorgio Drago e Giacomo Garbuglia, ha presentato alla comunità finanziaria la proposta di Sator e Palladio per il rilancio di Fondiaria-Sai, alternativa a quella di Unipol. Proposta che prevede il rilancio di una FonSai stand alone, capace, secondo Arpe e Meneguzzo, di raggiungere al 2015 un utile netto di 420 milioni, attraverso un miglioramento del combined ratio (dall’attuale 112 al 97%), e un solvency ratio superiore al 150%. Ma al di là degli obiettivi economico-finanziari indicati da Arpe per FonSai stand alone (ovviamente predisposti sulla base di dati pubblici e non sulla base di una due diligence) e delle critiche all’operazione Unipol, colpevole, secondo il numero uno di Sator, di scaricare sugli azionisti di minoranza della compagnia il peso del debito Premafin, il dato saliente emerso dalla presentazione è il cavillo legale in base al quale i due investitori ritengono di essere ancora in gioco, nonostante l’accordo in esclusiva siglato da Premafin con la compagnia bolognese. Parlando agli a n a l i s t i , Arpe si è detto convinto che l’esclusiva, che finora ha impedito a Premafin e alle banche creditrici di quest’ultima di esaminare l’offerta di Sator e Palladio, decadrebbe nel caso in cui Unipol, per qualunque ragione, dovesse decidere di modificare la proposta di integrazione originaria, che prevede la fusione a quattro tra la holding presieduta da Giulia Maria Ligresti, FonSai, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni. «C’è un accordo legale di esclusiva, ma pensiamo che questi problemi legali si risolveranno da soli. È questione di tempo, speriamo di poco tempo », ha affermato Arpe. Anche altre fonti, sicuramente non considerabili vicine né a Sator e Palladio né alla famiglia Ligresti, hanno confermato che, nel caso in cui la proposta di Unipol dovesse subire sostanziali modifiche, l’esclusiva, che attualmente impegna Premafin fino al 30 giugno prossimo, non sarebbe più efficace, lasciando così mano libera alla holding cui fa capo il 36% di FonSai. Certo è che la compagnia bolognese non sembra affatto intenzionata a cambiare le condizioni della propria offerta. Una modifica sostanziale, in teoria, potrebbe dunque essere imposta solo dalle autorità di vigilanza, ma finora né la Consob né l’Isvap hanno recapitato, nemmeno in maniera informale, messaggi di questo tenore alla compagnia guidata da Carlo Cimbri. Tuttavia, è almeno da metà della scorsa settimana che sul mercato circola un’indiscrezione, per il momento senza conferme, secondo cui i regolatori non sarebbero particolarmente caldi sull’ipotesi, prevista dal piano Unipol e osteggiata invece da Sator e Palladio, di procedere alla fusione di Premafin nella compagnia che dovrebbe nascere dall’integrazione tra Unipol Assicurazioni, FonSai e Milano. Quale possa essere la ragione di questa presunta freddezza delle authority è difficile dire. Secondo Arpe e Meneguzzo, ad esempio, il coinvolgimento di Premafin nella fusione avrebbe l’effetto negativo di scaricare sulla nuova compagnia il debito da 368 milioni della holding (seppure ristrutturato), riducendo così parte degli effetti positivi dell’aumento di capitale da 1,1 miliardi di FonSai. Questo ragionamento, osservano invece a Bologna, non tiene conto del fatto che alla fusione parteciperà anche Unipol Assicurazioni, che pur non avendo bisogno di essere ricapitalizzata, grazie all’aumento che lancerà la controllante Unipol gruppo finanziario (Ugf), porterà in dote alla nuova compagnia maggior capitale per 600 milioni. Risorse di gran lunga superiori, dunque, ai circa 143 milioni di debiti ristrutturati di Premafin che, se passerà la nuova proposta fatta alle banche da Cimbri, finiranno nella nuova compagnia. Lunedì Unipol ha infatti proposto ai creditori di trasformare parte dell’esposizione da 368 milioni in un prestito convertendo da 225 milioni (valevole dunque come equity ai fini di Solvency e superiore alla precedente proposta di un bond da 150 milioni), dichiarandosi disponibile a sottoscriverne una tranche da 75 milioni. Questa offerta migliorativa avrebbe già trovato un gradimento di massima da parte delle banche, che questa mattina dovrebbero recapitare a Premafin l’attesa comfort letter necessaria a procedere all’approvazione del bilancio 2011 e alla convocazione dell’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol. Sator e Palladio sembrano comunque convinti che la loro offerta alternativa a quella dei bolognesi possa essere presto o tardi essere esaminata da Premafin e prevalere alla fine su quella di Unipol. Anche per questo motivo Arpe e Meneguzzo non hanno predisposto per ora alcuna exit strategy. Segno che credono nella possibilità di essere ancora in partita. (riproduzione riservata)