Anche per quest’anno la Fondazione Carige può dormire sonni tranquilli: l’omonima banca di cui l’ente è primo azionista staccherà una cedola di 7 centesimi, invariata rispetto all’anno scorso. Come ha puntualizzato il dg, EnnioLa Monica, pur di mantenere il dividendo a questo livello, l’istituto ligure ha alzato il monte complessivo, «perché la cedola sarà erogata anche alle azioni legate al prestito 2010-2015», che sarà interamente convertito dal 23 marzo. Nell’esercizio 2011, l’utile netto consolidato si è attestato a 186,7 milioni, con un progresso annuo del 5,3%. Tuttavia, a crescere sono state anche le rettifiche di valore nette per il deterioramento di crediti e di altre poste finanziarie, in progresso del 51,1% a 175,7 milioni. Su quest’ultima voce hanno pesato soprattutto le svalutazioni sui titoli greci. Come spiega il vice dg Daria Bagnasco di Carige a F&M, «l’esposizione ammontava a 50 milioni per le assicurazioni e a 5 milioni per la banca e in entrambi i casi la svalutazione è stata del 75%». Anche grazie alla conversione del prestito 2010-2015, Carige non intende avviare ricapitalizzazioni: «Non ci pensiamo proprio», ha detto il presidente Giovanni Berneschi. Il management ha aggiunto di avere preso a prestito dalla Bce 2 miliardi in occasione delle due ultime operazioni di rifinanziamento Ltro. Berneschi, circa la polemica secondo cui il denaro preso a prestito dalla Bce non viene erogato all’economia, ha fatto notare che «una volta c’era perfetta correlazione fra impieghi e raccolta a medio termine, mentre oggi il sistema bancario eroga mutui a 25 anni con una provvista a cinque anni. I soldi agli altri, dunque, li abbiamo già dati».