Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Dai picchi del 2023 i tassi dei mutui sulla casa sono già scesi dell’1,5% circa. Su un finanziamento medio (126 mila euro a 25 anni) vuol dire un risparmio di quasi un centinaio di euro al mese. Ma le prospettive, almeno per quelli a tasso variabile, sono ancora più rosee: dopo quello di un quarto di punto operato nei giorni scorsi dalla Bce si parla di altri tre tagli analoghi da qui a fine anno, forse addirittura quattro (e l’ultimo non sarebbe una buona notizia perché causato da una crescita economica debole). Il tutto in aggiunta ai quattro tagli effettuati nel 2024. Oltre ai risparmi sulla rata visti finora, i prossimi sono ancora da valutare, con un impatto che sarà molto diverso tra i mutui a tasso fisso e quelli invece indicizzati all’Euribor. Di certo gli effetti sui mutuatari e su chi pensa di comprare casa sono già evidenti, come testimoniano la corsa alla surroga da parte dei primi e la decisa ripresa delle compravendite per quanto riguarda i secondi.
Gli effetti del progressivo taglio dei tassi di interesse operato dalla Banca Centrale Europea sono molto più visibili sulle rate dei mutui rispetto a quelle del credito al consumo. Ciononostante, il costo del denaro più leggero sta facendo crescere la domanda di prestiti. Stando ai dati di Assofin, le erogazioni complessive di credito al consumo hanno chiuso il 2024 in aumento dell’8,1% in termini di flussi e dell’8,2% considerando le operazioni. In particolare, nell’ultima parte dell’anno ad accompagnare la già buon ripresa registrata dai prestiti delle famiglie sono state le richieste delle imprese. Tra ottobre e dicembre la domanda di prestiti da parte della aziende è aumentata per la prima volta dal terzo trimestre 2022, stando all’ultima indagine sul credito bancario della Bce e resa nota da Banca d’Italia. Secondo i dati Assofin, a fare la parte da leone anche nel 2024 sono stati i prestiti personali.
Spinte dal nuovo piano strategico e da un ritrovato appeal speculativo, le azioni di Generali sono tornate rapidamente a viaggiare sopra 30 euro in una corsa che promette di proseguire. Una soglia psicologica importante che la compagnia non raggiungeva dal 2007 e che, non a caso, è stata riacciuffata nella settimana successiva all’annuncio dell’ops del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, che di Generali detiene il 13%. Perché è indubbio che l’offerta di Mps su Piazzetta Cuccia, sostenuta da Francesco Gaetano Caltagirone e dalla Delfin delle famiglia Del Vecchio, annunciata venerdì 24 gennaio, punti dritta a Trieste aggiungendo pepe all’assemblea dell’8 maggio che dovrà rinnovare il board della compagnia (anche se l’offerta non si concluderà comunque in tempo utile per quella data).
Quattro offerte pubbliche in tre mesi. Il mercato italiano non assisteva da decenni a un consolidamento così vivace, soprattutto in un settore come quello bancario definito proverbialmente una foresta pietrificata. Le danze si sono aperte a novembre, prima con l’opa da 1,6 miliardi di Banco Bpm su Anima e poi con l’ops da 10,1 miliardi di Unicredit sullo stesso Banco. Il nuovo anno è stato inaugurato dal blitz di Banca Ifis che ha messo sul piatto un’offerta di scambio da quasi 300 milioni per Illimity, l’istituto digitale fondato da Corrado Passera. Ma il piatto forte è arrivato venerdì 24 gennaio con l’ops da 13,3 miliardi che il Montepaschi ha lanciato su Mediobanca. Molti osservatori scommettono che altri player usciranno allo scoperto. Si specula ad esempio sull’intervento di un cavaliere bianco in soccorso di Piazzetta Cuccia, su una mossa a sorpresa del tandem Bper-Unipol (magari sulla Popolare di Sondrio, di cui Bologna controlla quasi il 20%) e su qualche incursione del Crédit Agricole, che ha già prenotato il 15% di Banco Bpm.
La Legge di Bilancio 2025 è intervenuta sulla previdenza integrativa rivolgendosi alle future generazioni di pensionati che hanno tutta la contribuzione versata dopo il 1995, quindi rientrano totalmente nel sistema di calcolo degli assegni di tipo contributivo (l’assegno pubblico dipende da quanto accantonato durante la carriera e non dagli ultimi stipendi come nel retributivo). Per questi soggetti, sia per la pensione di vecchiaia (67 anni) sia per la pensione anticipata a 64 anni è necessario raggiungere anche un valore minimo dell’importo della rendita che scaturisce dai contributi versati: sotto questo livello non si può accedere a questi due canali. Ecco le simulazioni e i calcoli da fare per imboccare questa scorciatoia
Per la prima volta in Italia si potrà cumulare la pensione maturata dalla previdenza obbligatoria (erogata dall’Inps) con la rendita derivante dall’adesione ad un fondo pensione, per raggiungere la soglia minima prevista di tre volte il minimo dell’assegno sociale (che è 538 euro) e valutare un anticipo di uscita dal lavoro a partire da 64 anni. Una norma prevista dalla Legge di Bilancio, al momento applicabile solo a chi ricade nel regime contributivo, che ha quindi iniziato a lavorare dopo il 1995 e che ha almeno 25 anni versati. Ma il governo e il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, hanno già annunciato l’intenzione di estenderla, in futuro, anche a chi ha un calcolo misto (ovvero retributivo e contributivo), ampliando la platea dei potenziali beneficiari. Novità che rendono la previdenza complementare di estrema attualità e che potrebbero accelerare le adesioni ai fondi pensione pari oggi solo al 36,9% dei lavoratori. Un deficit che colpisce soprattutto i giovani, alle prese con lavori intermittenti e stipendi inadeguati, rilevano dall’Osservatorio Italian Welfare, che ha elaborato delle simulazioni per far comprendere le potenzialità della previdenza complementare.
Giovani e previdenza complementare: un binomio non ancora pienamente sviluppato. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Paola Bongini, docente di economia degli intermediari finanziari all’Università di Milano Bicocca ed esperta di educazione finanziaria e previdenziale.
- Le opzioni di Rinnova Valore Bonus
Generali Rinnova Valore Bonus è un prodotto d’investimento assicurativo a premio unico a
vita intera, con capitale collegato a due gestioni separate. L’obiettivo della polizza è generare un rendimento in linea con il profilo di rischio, grazie anche al bonus previsto al termine della sesta annualità, e garantire, allo stesso tempo, la restituzione del capitale in caso di decesso dell’assicurato. Infatti, il premio, al netto dei costi, verrà investito (per la linea qui analizzata) per il 60% nella gestione separata Royal Fund e per il 40% nella storica gestione separata di Generali Italia, la Gesav
Banca Generali ha conseguito la certificazione per la parità di genere. Il riconoscimento, rilasciato da Rina, premia l’introduzione di politiche di gender equality e di empowerment femminile.
Viola la privacy il chirurgo estetico che posta sul suo account social le foto della paziente, senza il consenso della stessa. In questi casi scatta la sanzione del Garante, che si aggiunge all’eventuale risarcimento dei danni all’interessata. Come è successo a un medico, al quale il Garante ha irrogato 20 mila euro di sanzione (ingiunzione n. 769 del 12 dicembre 2024). Il provvedimento è rilevante perché costituisce un monito per tutti i professionisti, che postano sulle reti sociali notizie sulla attività svolta. La comunicazione di successi professionali o, comunque, le informazioni sulle pratiche seguite devono sempre essere filtrate con le prescrizioni sulla privacy.
Quest’anno la retribuzione minima imponibile ai fini del versamento della contribuzione previdenziale cresce a 1.490,32 euro mensili. Il valore utile per quest’anno è frutto dell’aggiornamento Istat stabilito in più 0,8%. Lo dice l’Inps nella circolare n. 26/2025.
Quest’anno co.co.co., professionisti senza cassa ed altri lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps devono guadagnare compensi mensili non inferiori a 1.546 euro, per 12 mesi, per avere accreditato un anno intero di contributi per la pensione. Oltre il doppio (circa 3.510 euro mensili) se si opta per il versamento dei contributi al 50%, come è possibile agli sportivi fino al 31 dicembre 2027. A stabilirlo è il minimale di reddito, salito a 18.555 euro annui (18.415 euro nel 2024) e indicato dall’Inps nella circolare n. 27/2025.