Vola l’utile netto consolidato del gruppo Credem nel 2023 a 562,1 milioni di euro, in crescita del 72,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La solidità patrimoniale, ha spiegato ieri sera il gruppo in una nota, consente di prevedere la distribuzione di un dividendo di 0,65 euro per azione, il doppio rispetto a 0,33 euro del 2022. La cedola verrà divisa tra un dividendo ordinario di 0,45 euro per azione e uno straordinario di ulteriori 0,20 euro per azione. Lo stacco cedola, per la componente straordinaria, è previsto all’inizio del quarto trimestre 2024. Il Cet1 Ratio si attestato al 15,5% e il Cet1 Ratio di Vigilanza al 14,2% (664 punti base superiore al minimo assegnato dalla Bce).
«Pressing» degli attuari, affinché il welfare nel nostro Paese passi da un assetto «disomogeneo» (nel quale «milioni di persone hanno protezioni carenti su più fronti») ad uno «integrato», ideato sulla base delle informazioni provenienti dalla previdenza di primo pilastro, anche privata (dei professionisti), e sulle possibili aggiunte di quella complementare, esaminando le coperture sanitarie esistenti. E pronti a fornire una loro soluzione per «rendere più efficace» la conversione in rendita del capitale originata dall’accumulo pensionistico integrativo con la «scissione in più intervalli temporali» di quanto destinato agli iscritti, ipotizzandone, ad esempio, una parte «per gli anni relativi alla speranza di vita alla data della scelta, anche con periodicità variabile», e un profitto «differito vitalizio». È quanto espresso ieri mattina, in audizione nella Commissione parlamentare per il controllo delle forme previdenziali, dalla presidente del Consiglio nazionale degli attuari Tiziana Tafaro